Luca Gandolfi

Dottore in Scienze Politiche

Home Diritto d'Autore Contatti Links

Capitolo 10
Home Tesi di Laurea Saggio Esami sostenuti

 

Su

 

IL MODELLO DI DEMOCRAZIA DIRETTA:

MASSMEDIA, ELEZIONI E EDUCAZIONE

 

Massmedia, elezioni e educazione sono tre aspetti strettamente interrelati e intrecciati tra loro e acquistano un'importanza particolare soprattutto nel momento in cui il sistema politico-istituzionale, ma anche quello culturale, vengono completamente rinnovati e rivoluzionati.

I massmedia, vecchi e nuovi, assumono un ruolo ancora più fondamentale nell'informare le grandi masse sulle varie proposte politiche legandosi così con gli strumenti della democrazia diretta e con il nostro modello, in particolare con le nuove elezioni basate sul referendum. Una nuova esigenza, legata al mutamento culturale necessario per adattarsi al nuovo modello di Stato, rende indispensabile la realizzazione di un processo di educazione delle masse da attuare attraverso i vecchi e i nuovi massmedia, affiancati da un sistema scolastico rinnovato nella struttura, e nei contenuti, che tenga conto della nuova organizzazione dei tempi e dei ritmi di vita presenti nel modello completo di democrazia diretta.

 

10.1 - I massmedia e le elezioni

Uno degli elementi che caratterizza la democrazia è la libertà, in particolare alcune sue applicazioni pratiche come la libertà di opinione e di stampa; questo già fa intuire quanto sia importante e cruciale per le sorti di una democrazia reale il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa e una loro giusta collocazione e regolamentazione, soprattutto all'interno di un sistema politico che intende basarsi sulla forma più alta di democrazia: la democrazia diretta.

Prima di specificare meglio quali debbano essere i rapporti tra il sistema politico-istituzionale basato sulla democrazia diretta e i massmedia, occorre distinguere tra quelli che ormai vengono definiti "i vecchi massmedia" - giornali, editoria, radio e televisione -, specificandone le caratteristiche principali, chiarendo quali problemi hanno creato fino ad ora e quali potrebbero aggravarsi o sorgere nel momento in cui venisse introdotta la democrazia diretta, individuando inoltre alcune possibili nuove o rinnovate funzioni; e "i nuovi massmedia interattivi" che impongono una profonda modifica in quella che fino ad oggi era stata la definizione di massmedia:

"[...] il termine massmedia, che si riferisce ai sistemi di comunicazione moderni, specifica che si tratta di sistemi di comunicazione e distribuzione che "mediano" tra pochi gruppi relativamente specializzati di produttori culturali e una massa di consumatori culturali. In altre parole sono sistemi di comunicazione a senso unico che negano il rapporto diretto e reciproco tra tutti i partecipanti di un sistema politico."

I massmedia interattivi non sono più "comunicazione a senso unico", ma anzi permettono una comunicazione diretta - mediata solamente dallo strumento tecnologico - tra tutti i partecipanti della rete telematica e quindi, quando vi sarà una diffusione di massa di queste nuove tecnologie, anche tra gli stessi membri del sistema politico e, addirittura, oltre i confini nazionali. Una nuova comunicazione globale dal fascino irresistibile che tuttavia impone l'individuazione immediata dei nuovi problemi e la loro soluzione attraverso un'accurata e attenta regolamentazione. Non più, quindi, una élite "di produttori culturali" e "una massa di consumatori culturali", ma una massa sconfinata di produttori-consumatori culturali.

Tutto ciò offre innumerevoli nuove opportunità che colpiscono molti aspetti della società, in particolare per quello che concerne la politica e le istituzioni. Un nuovo modo per poter vivere la democrazia, riportandola alle sue origini, alla sua essenza. Il rapporto massmedia-politica, massmedia-democrazia, si modifica profondamente e deve essere analizzato con cura per capire fino in fondo dove può giungere questa rivoluzione tecnologica che nel nostro modello completo di democrazia diretta diventa anche rivoluzione politica. Sarà necessario analizzare bene cosa potrà diventare la democrazia grazie ai massmedia interattivi, in particolare come si articoleranno le nuove elezioni referendarie-mediali, e la videodemocrazia in generale; quanto essenziali essi siano per la realizzazione della democrazia diretta; quali problemi e quali pericoli potrebbero sorgere e quali soluzioni dovranno venire adottate al fine di evitarli; quale ruolo potranno e dovranno avere i vecchi massmedia all'interno di un simile sistema.

10.1.1 - I massmedia attuali: caratteristiche, problemi e nuove funzioni

I massmedia più diffusi attualmente sono quelli che in precedenza abbiamo posto sotto l'etichetta di "vecchi massmedia", si tratta cioè dei giornali, dell'editoria, della radio e, in particolar modo, della televisione. Proprio la loro diffusione ormai totale, sia nei paesi economicamente più sviluppati, che in molti di quelli considerati in via di sviluppo, li ha portati a diventare uno degli elementi centrali dello sviluppo culturale, sociale e politico delle società moderne. La televisione, in modo particolare, ha assunto sempre più un ruolo centrale nello sviluppo e nella formazione della personalità dei singoli individui, divenendo uno dei mezzi attraverso i quali i cittadini acquisiscono le informazioni su ciò che accade nel mondo, costruendo in questo modo l'immagine del mondo che li circonda e condizionandone la percezione.

Certamente esistono profonde differenze nei modi comunicativi dei diversi massmedia, che determinano anche un diverso impatto su quello che è il pubblico dei loro consumatori. Alcune caratteristiche comuni sembrano comunque emergere, in particolare un dominio diffuso della logica economica sul loro sviluppo, che determina anche una serie di conseguenze, anch'esse comuni alla maggior parte dei massmedia attuali e che finiscono per caratterizzarli. In particolare vi è una tendenza alla concentrazione della proprietà sia dei giornali che delle televisioni - l'Italia è un caso emblematico - con un grosso pericolo per la libertà di stampa e d'opinione. Inoltre, sia i giornali, che la radio e la televisione hanno come principale fonte di reddito la pubblicità, e questo costituisce un'ulteriore limite alle suddette libertà, poichè molto spesso gli sponsor sono costituiti dai gruppi economici più forti, che in questo modo possono condizionare, direttamente o indirettamente, il contenuto e/o la forma dell'informazione che trapela dai media, quando non arrivano fino alla censura totale della notizia. Anche quando la pubblicità non interferisce in questo modo così estremo nella programmazione massmediale, essa condiziona ugualmente la qualità dell'informazione; così si esprime Allum a questo proposito:

"La pubblicità è sempre alla ricerca di un'utenza più estesa o, dove questa è limitata, di quella più facoltosa. Nel primo caso spinge verso lo spettacolo e il divertimento [...] a spese dell'informazione; come qualità dell'informazione favorisce la banalizzazione e la frammentazione, invece della sua contestualizzazione e dell'analisi sintetica. Allo stesso tempo, per rassicurare l'utenza [...] si depoliticizzano le trasmissioni e si espugnano le opinioni nette che possono offendere o indisporre. Si adotta da parte della stampa popolare la tecnica della human interest story, cioè lo sforzo costante di presentare le notizie in chiave personalizzata. [...] Maggiore è l'audience, più è facile trovare lo sponsor e maggiori sono le possibilità di vendere ad altri canali [...]. Inoltre la ricerca di un'utenza sempre più estesa fornisce un'utile giustificazione ai responsabili della TV per questo tipo di gestione: i numeri sono tali che li si può presentare come manifestazione di democrazia: "diamo al pubblico quello che vuole vedere".

Nel secondo caso, cioè la ricerca di un'utenza agiata, spinge verso la creazione di un mercato dualistico (tabloid o giornali popolari da un lato, giornali di qualità dall'altro). [...] Significa che i secondi [i giornali di qualità] riescono a trovare pubblicità per coprire i tre quarti dei loro costi, mentre i primi [i giornali popolari] non più di un terzo. [...] La situazione della programmazione televisiva è molto simile; le trasmissioni culturali e informative - con l'eccezione del telegiornale della sera - sono diffuse in ore di ascolto limitato."

Tutto ciò ha determinato una tendenza al controllo dei media da parte dei gruppi di potere presenti in una società, oltre che la già citata tendenza monopolistica. Se tutto ciò non è degenerato in una totale commercializzazione dei massmedia è perchè questa tendenza - come fa notare Allum - "è stata attenuata dall'esistenza del servizio pubblico".

Il penetrare della logica economica all'interno dei massmedia è un elemento da tenere in estrema considerazione, soprattutto se si pensa che alle origini essi - soprattutto la radio e la televisione - erano stati ideati con intenti più che altro rivolti a fornire un servizio sociale. La televisione negli stati occidentali è nata come servizio pubblico monopolizzato dallo Stato, solo in seguito, e in momenti diversi, le varie nazioni hanno consentito, tramite concessioni governative, la nascita di canali privati. Questo è stato spesso considerato un momento chiave per lo sviluppo dello strumento televisivo, sia per il suo utilizzo che per i suoi effetti. C'è addirittura chi paventa un tentativo occulto ai danni della televisione pubblica, come sostiene Allum:

"Non c'è dubbio, infatti, che l'attacco potente contro il concetto di servizio pubblico televisivo in Europa fa parte di un piano comune da parte delle multinazionali della comunicazione. E potrebbe significare, se riuscisse nel suo intento, la fine di uno spazio informativo e culturale autonomo europeo."

Sia che si tratti di un piano preparato a tavolino, che di una tendenza in atto ma non premeditata, il pericolo della perdita di "uno spazio informativo e culturale indipendente" sussiste ed è reale. Il mondo dei massmedia non fa eccezione al resto del mondo economico: anche in esso è in atto un processo di globalizzazione, che però nel contesto delle sue funzioni di informazione assume spesso le caratteristiche di un imperialismo culturale. La globalizzazione dell'informazione e l'imperialismo culturale costituiscono oltre che una caratteristica dei massmedia attuali, anche uno dei loro problemi più rilevanti.

Occorre soffermarsi un attimo su questo punto per analizzarlo e capirlo meglio, soprattutto in considerazione dell'eventualità dell'introduzione della democrazia diretta, poichè all'interno di un simile sistema politico-istituzionale i problemi che deriverebbero dalla globalizzazione dell'informazione e da un imperialismo culturale avrebbero delle conseguenze molto più gravi di quelle già importanti individuate fino ad oggi all'interno dei sistemi democratico-rappresentativi.

In cosa consiste la globalizzazione dell'informazione? E perchè si parla di imperialismo culturale? Queste sono le domande a cui bisogna dare una risposta, prima cercare delle soluzioni idonee, sia per il presente che per il futuro. Per globalizzazione dell'informazione si intende:

"[...] un sistema di informazione mondiale, cioè un sistema internazionale di produzione, controllo, distribuzione e consumo delle informazioni."

Particolare attenzione deve essere posta su quali sono le fonti delle informazioni che poi i massmedia diffondono, cioè sul ruolo delle agenzie di stampa, in grado di filtrare già all'origine le notizie stabilendo in questo modo - con la copartecipazione dei massmedia stessi - i criteri di notiziabilità. Diviene così di estrema importanza verificare quali siano le agenzie di stampa più importanti e chi ne detiene il controllo. Benché a livello nazionale nascano ogni tanto nuove agenzie di stampa, l'informazione a livello mondiale rimane sotto il controllo di un numero assai ristretto di agenzie, che si sono così suddivise le notizie provenienti dalle varie parti del mondo, accreditandosi una certa credibilità, anche se in alcuni casi si sono mostrate essere espressione diretta dei vari governi. Le due agenzie di stampa sovietiche - la Tass e la Novosti - sono state utilizzate dai massmedia occidentali, all'epoca della guerra fredda e negli anni immediatamente successivi, come fonti ufficiali delle notizie dei paesi dell'Europa orientale e dell'URSS. Sempre nello stesso periodo, il resto del mondo veniva controllato dalle agenzie occidentali - la Agence France-Press (francese), la Reuters (britannica), la Associated Press e la United Press International (statunitensi) - che proponevano la loro verità sugli avvenimenti del mondo. Ognuna delle due parti in gioco ha utilizzato le agenzie di stampa per dare una immagine positiva del proprio blocco e screditare l'avversario, con un danno enorme per l'informazione. La guerra fredda è finita da parecchio tempo ormai, ma il controllo dell'informazione a livello mondiale continua a rimanere nelle mani di queste, e poche altre, agenzie di stampa.

Le agenzie di stampa e la globalizzazione del flusso di notizie sono solo una parte del problema della globalizzazione per ciò che concerne i massmedia; un altro aspetto è quello che solitamente viene individuato col nome di "imperialismo culturale" e che comprende al suo interno non solo il mondo dell'informazione ma anche quello della produzione e distribuzione a livello mondiale della cultura in generale: fiction, produzione cinematografica e televisiva, musica, pubblicità, alcune forme di comunicazione elettronica, e altro ancora. In tutti questi campi vi è un netto predominio degli statunitensi. Per quanto riguarda la produzione dei film gli statunitensi dominano il mercato esportando in tutto il mondo i loro prodotti. Nei paesi occidentali, anche in quelli che curano l'industria cinematografica come l'Italia e la Germania, le importazioni di film americani non sono mai inferiori al 40%, e spesso superano il 50%; mentre nei paesi meno sviluppati del Terzo mondo le importazioni di film statunitensi arrivano fino al 90%. Anche nel campo televisivo - produzione di serial e di telefilm - vi è un netto predominio statunitense, e le loro esportazioni si rivolgono a una molteplicità di mercati. Anche la produzione britannica é notevole, tuttavia essa si rivolge prevalentemente al mercato americano. Per quanto concerne il campo pubblicitario c'é un vero e proprio monopolio nord-americano, a cui appartengono 9 delle 10 maggiori agenzie mondiali, delle vere e proprie imprese transnazionali, con filiali in tutto il mondo, in grado di gestire le campagne pubblicitarie a livello mondiale lanciando i prodotti contemporaneamente su più mercati.

Il quadro generale che emerge da questi dati è quello di un netto predominio nel campo della comunicazione di massa da parte degli USA, un dominio non solo tecnologico o economico, ma anche e soprattutto culturale, ed è proprio questo aspetto a preoccupare maggiormente e a indurre molti studiosi a ritenere che si tratti di un vero e proprio imperialismo culturale, del tutto intenzionale e attuato con lo scopo di "convertire" il mondo al capitalismo e al consumismo occidentale. A questo proposito sono illuminanti le teorie sostenute da Shiller e da Wells in riferimento alla situazione presente negli anni '60: il primo riteneva che le reti radio-televisive americane fossero sempre più sotto il controllo del governo federale, in particolare del dipartimento della Difesa, e che le esportazioni televisive americane fossero, insieme con la pubblicità, un modo per diffondere la cultura consumistica occidentale e corrodere, allo stesso tempo, le culture locali; il secondo, invece, metteva in risalto il ruolo predominante degli USA, grazie a una serie di finanziamenti statali alle compagnie statunitensi e al predominio delle agenzie pubblicitarie USA, nello sviluppo delle televisioni dell'America Latina. Inoltre, Wells pone in evidenza il fatto che nelle informazioni trasmesse dai massmedia predomina una visione improntata al Primo mondo; mentre il Terzo mondo entra nelle cronache solo in occasione di rivoluzioni, guerre, e disastri naturali. Queste teorie e analisi ben si integrano con quelle condotte in seguito da Katz, il quale individua varie fasi di istituzionalizzazione nell'introduzione dei massmedia nei paesi meno sviluppati. Anch'egli, comunque, concorda con l'opinione degli altri due studiosi e ritiene innegabile il ruolo primario svolto dai mezzi di comunicazione occidentali nel campo della produzione e della diffusione dei media; in questo, come in altri settori produttivi, le società del Terzo mondo risultano assai vulnerabili all'influenza dei paesi occidentali più sviluppati, in particolare all'imperialismo culturale di matrice statunitense, nonostante i vari tentativi fatti per arginarlo. Molti studiosi concordano con l'opinione espressa da McPhail secondo cui:

"le disuguaglianze mondiali nel campo della tecnologia delle telecomunicazioni tenderanno ad aumentare."

La globalizzazione nel settore delle telecomunicazioni, col permanere di questo stato di cose, rappresenta un problema costante che coinvolge l'intero globo, poichè troppo spesso si traduce in una forma di imperialismo culturale molto forte e pervasiva, in grado di annientare nel corso del tempo l'eterogeneità culturale oggi ancora esistente, ma in rapido declino; l'imperialismo culturale che si é sviluppato a livello mondiale attraverso i massmedia, sta imponendo un modello culturale sempre più uniforme. Il pericolo è grande, soprattutto in prospettiva di un'eventuale introduzione di un modello di democrazia diretta come quello qui proposto: una globalizzazione dell'informazione e un imperialismo culturale in un simile sistema rappresenterebbero una minaccia che potrebbe minare fin dalle fondamenta un simile modo di vivere la politica. La politica partecipativa fondata sulla democrazia diretta ha bisogno di potersi muovere all'interno di una società realmente libera e non condizionata, o, peggio, "formata" su modelli culturali imposti dall'esterno e che predispongono gli individui a dare determinate risposte alle domande che gli vengono poste; ancora più grave sarebbe se si trattasse solo - o soprattutto - di un solo modello culturale che si impone in tutto il globo.

La globalizzazione dell'informazione, i criteri di notiziabilità e le agenzie di stampa devono venire modificati in modo tale da fornire un maggior numero di informazioni e di qualità migliore: in questo compito si riveleranno assai utili le nuove tecnologie di telecomunicazione interattiva, come vedremo tra breve. Se la situazione non mutasse si correrebbe il rischio di subire un controllo costante dell'informazione, un rischio che non deve assolutamente sussistere in un modello politico-istituzionale fondato sull'opinione dei cittadini, come è il nostro modello di democrazia diretta. Un simile stato di cose modificherebbe profondamente e nella sua essenza il modello di democrazia diretta, poichè attraverso il controllo delle informazioni e il condizionamento culturale esso potrebbe tramutarsi in una pericolosissima scatola vuota, la cui facciata sarebbe la democrazia, mentre il contenuto non sarebbe altro che il controllo dall'alto delle masse, guidate come marionette da chi ha il potere economico e politico sufficiente per controllare le informazioni e imporre modelli culturali.

Le analisi più recenti nel campo della comunicazione di massa, riferite all'efficacia del potere dei massmedia attuali nel settore della politica, in particolare in occasione delle tornate elettorali - ma non solo - si sono concentrate sempre più sulla televisione e sui giornali. I risultati degli studi condotti sul rapporto tra comunicazione massmediale e politica non sempre sono concordi, anzi tendono a dividersi tra chi sostiene che i media abbiano un potere limitato e chi invece ritiene che il potere dei media, benché non assoluto, sia assai importante. Spesso queste discordanze derivano da una diversa interpretazione del termine "potere": chi gli attribuisce un significato troppo assoluto come "la capacità di condizionare totalmente e in modo certo l'opinione pubblica" non potrà fare altro che constatare la mancanza di un simile potere dei media; chi, invece, lo interpreta come "la possibilità di condizionare l'opinione pubblica, seppure in modo parziale e non certo" tende a considerare i massmedia come potenti.

La questione del potere dei media è di lunga data e nasce all'inizio del XX secolo con la diffusione di massa dei giornali, prima; del cinema e della radio, poi; e infine della televisione. Esistono diverse correnti di pensiero all'interno degli studi sulla comunicazione di massa per quanto riguarda questo argomento, in particolare viene data una certa importanza a tre teorie: quella della società di massa; quella marxista; e quella struttural-funzionale. Ad esse viene riconosciuto il pregio di spiegare il legame tra media e società; di avere fondamenti intellettuali rilevanti; e di fondarsi, per le loro ipotesi, sulla ricerca empirica, o, quanto meno, di darle una direzione. Tuttavia esse vengono anche criticate perchè difficilmente generalizzabili è per la loro tendenza normativa.

La teoria della società di massa mette in risalto le grandi dimensioni delle società moderne, la lontananza delle istituzioni, l'isolamento degli individui e la mancanza di una forte integrazione. In un simile contesto i massmedia, controllati e/o diretti con metodi monopolistici, sono un mezzo assai efficace al fine di organizzare le grandi masse di individui, considerati sia come audiences, che come consumatori o mercati elettorali. I media, forti dell'autorità che deriva dalla loro posizione nella società - o a loro attribuita -, sono in grado di provocare una relazione di dipendenza nel loro pubblico per quanto concerne le opinioni, l'identità e la coscienza di sé; in questo modo essi rendono possibile un controllo dall'alto tutt'altro che democratico.

Secondo la corrente marxista i media non sono altro che strumenti di controllo sulle masse nelle mani "dei capitalisti al potere". La classe dominante economicamente - cioè quella che possiede i mezzi di produzione - detiene anche il controllo della produzione intellettuale e quindi anche del flusso delle idee dominanti, poichè ne regola la produzione e la distribuzione. I messaggi che vengono trasmessi dai massmedia non fanno altro che legittimare i valori della società capitalista e borghese, e questa è l'ovvia conseguenza del fatto che la proprietà dei media è nelle mani dei grandi capitalisti. Althusser, uno degli esponenti di questa corrente, ritiene che i media, assieme ad altri mezzi di socializzazione, formino quelli che egli chiama "gli apparati ideologici di Stato", e, affiancati agli "apparati repressivi di Stato" (esercito, polizia, ecc.), consentano allo Stato-capitalista di vivere senza l'uso della forza. Gramsci ritiene che i media siano uno strumento utile - sebbene non l'unico - per fare in modo che l'ideologia della classe dominante diventi anche quella delle altre classi (teoria dell'egemonia). Marcuse, nella sua famosa opera "L'uomo a una dimensione", sostiene che i media stimolano una serie di falsi bisogni negli individui, creando, insieme ad altre istituzioni, una società a una dimensione.

La teoria struttural-funzionale, invece, attribuisce ai media un ruolo necessario per il controllo sociale; in particolare Ball-Rokeach e DeFleur, in un loro articolo del 1976, espongono la loro teoria della dipendenza secondo la quale più l'audience dipende dai massmedia per l'informazione, più una società si trova in uno stato di crisi e instabilità, e maggiore sarà il potere dei media.

Da quanto detto emergono due posizioni ben distinte e contrapposte, quella di origine marxista e della società di massa; e quella struttural-funzionale e pluralista. Il modello pluralista tende a considerare la società come un complesso di gruppi e di interessi in competizione, in cui nessuno è dominante; per quanto concerne i media, essi non presentano una sola visione, poichè sono molti e in continua competizione tra loro, e la loro produzione è affidata a creativi; il contenuto dei programmi presenta punti di vista diversi e comunque risponde alle esigenze dell'audience, la quale è considerata come attiva, selettiva e frammentata nella sua composizione; in conseguenza di tutto ciò, gli effetti sono molteplici e non vanno in una sola direzione e a volte non si verifica alcun effetto particolare.

Il modello marxista, invece, considera la società come posta sotto il controllo di una classe dominante - i capitalisti - e attribuiscono ai media il ruolo di sostenere le ideologie della classe dominante. Anche nei media, come in molte altre attività economiche, vi è una concentrazione della proprietà nelle mani di una ristretta élite, in grado di controllare la produzione culturale che risulta così standardizzata; il contenuto propone una visione uniforme del mondo, decisa dall'alto; l'audience è una massa passiva e dipendente, percui gli effetti che provocano i media su di essa sono assai forti e a sostegno dello status-quo, nel tentativo di eliminare le voci alternative.

Nel tentativo di integrare questi due modelli, per molti versi contrapposti, si potrebbe sostenere che i media sono correlati alla struttura di potere economico e/o politico presente nella società; essi sono anche oggetto di competizione sia per quanto riguarda il loro controllo, che per l'accesso; ma l'aspetto più importante è che essi sembrano essere un efficace strumento di potere in grado di dirigere l'attenzione, di persuadere, di influenzare una serie di comportamenti del loro pubblico - sia negli acquisti che nelle scelte di voto -; essi conferiscono un certo status sociale e una legittimazione a chi riesce ad avervi accesso; e sono in grado di condizionare la percezione della realtà. In sintesi, secondo tutte queste teorie, risulta che i media hanno un certo potere, o meglio, siano uno strumento di potere e di condizionamento utile a chi ne può detenere il controllo. Questa situazione porta alla luce un rischio enorme, soprattutto se si propende nella direzione delle analisi marxiste, perchè se effettivamente il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, come appare sempre più, è nelle mani di chi già detiene il potere politico ed economico, diventa assai arduo sia riuscire ad ottenervi l'accesso, sia riuscire a presentare delle proposte realmente alternative a quelle della classe dominante. Da un lato, questo renderebbe ancora più difficile il compito di portare alla conoscenza della massa dei cittadini una proposta come quella di un sistema alternativo di democrazia basata sul nostro modello completo di democrazia diretta; dall'altro, anche nel momento in cui un simile modello giungesse all'attuazione, esso perderebbe molte delle sue caratteristiche essenziali, poichè in un sistema in cui vi è un'eccessiva concentrazione della proprietà dei media (vedi Tab. 10.1) e un controllo indiretto su di essi da parte degli sponsor, essi diventerebbero dei potentissimi strumenti di condizionamento delle masse, sia nel breve, che nel medio-lungo periodo, determinando in questo modo una democrazia diretta solo virtuale e apparente.

 

Tab. 10.1 Principali gruppi multimediali in Europa nel 1990

Gruppi multimediali

Fatturato medio

Tv

Quotidiani

Periodici

(miliardi di $)

(% proprietà)

(% diffusione)

(% diffusione)

Bertelsmann

7,5

- 39% Rtl, + 26% pubbl. Tv

- 1% quotidiani

- 8% settim. femminili

(Germania)

- 50% Kanal, < 1% pub. Tv

- 10% q. settimanali

- 5% altri settim.

- 11% inserti

- 13% mensili femm.

- 12% altri mensili

Fininvest

4,9

- 100% Canale 5

- 2,9% quotidiani

- 34,5% settimanali

(Italia)

- 100% Italia 1

- 13,3% mensili

- 100% Rete 4

- 25% La Cinq (in Francia)

- 25% Telecinco (in Spagna)

News Corporation

4,4

- 48% BSkyB < 1% pub. Tv

- 30% quotidiani

- 2% settimanali

Murdoch

- 31% documentali

- 3% mensili femm.

(Gran Bretagna)

- 4% mensili indiffer.

Hachette

3,6

- 25% Canal 5, 16% pub. Tv

- 10% quotidiani

- 7% settim. femm.

(35% Filipacchi)

- 23% settim. indiffer.

(Francia)

- 9% mensili femm.

- 9% mensili indiffer.

Havas

3,7

- 25% Canal + 2% pub. Tv

(Francia)

Clt

0,6*

Germania:

(17% Havas)

- 46% Rtl + 26% pub. Tv

non può entrare

- 12% settimanale

(27,6% Bertelsmann)

- 24% Tele5, 2% pub. Tv

(Lussemburgo)

Francia:

- 100% Rtl, < 1% pub. Tv

- 25% M6, 7,5% pub. Tv

Belgio:

- 66% Rtl-Tvi

* Dato del 1989

 

Insomma, se è vero che anche all'interno delle democrazie rappresentative è di notevole importanza chi detiene il controllo dei principali massmedia; in un sistema fondato sul continuo ricorso alle scelte da parte dei cittadini, come avviene in un modello di democrazia diretta, se il loro unico - o il maggiore - mezzo di informazione sono i media, la loro dipendenza da essi diviene pressoché totale e la democrazia stessa perde di significato reale.

Questo problema, unito a quello della globalizzazione dell'informazione e al fenomeno dell'imperialismo culturale rappresentano i pericoli maggiori per il nostro modello basato integralmente sulla democrazia diretta, sui suoi strumenti tipici e sulla videodemocrazia, poichè, come è stato già spiegato a più riprese, possono eliminarne la sostanza, lasciando intatto solo l'involucro esterno. Ne risulterebbe una finzione politica: un sistema solo apparentemente democratico e gestito attraverso la volontà dei cittadini espressa direttamente; in realtà si tratterebbe di un regime politico controllato dall'alto da un'élite di potere in grado di manipolare e condizionare le scelte compiute tramite i referendum dai cittadini, impedendo, molto probabilmente, la piena applicazione del nostro modello completo di democrazia diretta, poichè esso contiene al suo interno alcuni strumenti atti a impedire la formazione di una classe dominante sia politicamente che economicamente e quindi in grado di manipolare e condizionare la volontà della gente attraverso i media.

La manipolazione attraverso il controllo dei media può far perdere significato, nella prassi, alla parola democrazia, pertanto è assolutamente necessario cercare delle soluzioni idonee ad eliminare il problema all'origine, o, quantomeno arginarlo il più possibile. E' nostra ferma convinzione che la soluzione a questo problema non sia unica, ma debba avvenire attraverso la combinazione congiunta di tre diversi aspetti:

1- una più attenta, coerente e uniforme legislazione e regolamentazione del settore dei massmedia, valida sia per la situazione attuale che per quella eventuale del nostro modello di democrazia diretta;

2- la diffusione dei nuovi media interattivi, in grado di risolvere alcuni dei problemi inerenti all'utilizzo di quelli attuali, soprattutto nel campo dell'informazione (vedi 10.1.2);

3- una nuova educazione delle masse (vedi 10.2) che le ponga in grado di giudicare al meglio la qualità delle notizie che i media gli propongono e di essere maggiormente consapevoli delle strategie comunicative utilizzate dai media al fine di non essere più condizionabili. Questo dovrebbe avvenire sia grazie a una ritrovata funzione educativa dei massmedia (10.2.2), che a un sistema scolastico-educativo completamente rinnovato e ristrutturato (10.2.1).

La tabella 10.2 riassume in modo schematico i principali problemi che attanagliano i massmedia attuali, quelli che rivestono una particolare importanza e quindi pericolosità per la democrazia diretta, e le loro possibili soluzioni da attuare congiuntamente.

 

Tab. 10.2 I massmedia attuali: problemi e soluzioni

problemi:

a- globalizzazione dell'informazione e imperialismo culturale

b- media come strumenti potenti in grado di provocare effetti e loro legami con la politica e le sfere del potere economico (nel sistema attuale)

c- concentrazione della proprietà

d- possibilità di accesso

e- tutela della pluralità di opinioni

f- qualità dell'informazione

g- condizionamento e manipolazione

pericoli maggiori per la democrazia diretta:

a- concentrazione della proprietà e informazione

b- imperialismo culturale

c- condizionamento e manipolazione

soluzioni (da attuare in modo congiunto):

1- legislazione e regolamentazione più attenta, coerente e uniforme

2- diffusione dei nuovi media interattivi

3- educazione delle masse:

a- nuovo sistema scolastico

b- nuova funzione per i vecchi media: educazione sociale e democratica

 

Per quanto concerne la prima soluzione - la regolamentazione delle attività dei massmedia -, non è certo questa la sede più adatta per specificare nel dettaglio il contenuto delle leggi necessarie a una migliore gestione dei massmedia nei loro rapporti con il pubblico e con la società in generale; tuttavia è possibile tracciare delle linee guida che consentano al legislatore - sia che si tratti del Parlamento, nel sistema rappresentativo attuale; o direttamente dei cittadini, nella democrazia diretta - di avere ben chiari gli obiettivi che si deve porre e alcuni modi per raggiungerli.

La legislazione deve stabilire con una certa precisione le attività che i massmedia possono svolgere durante l'anno, cercando di indurli a una programmazione maggiormente rivolta a un'utilità sociale; deve, inoltre, cercare di ridurre le possibilità di concentrazione della proprietà nelle mani di pochi individui o gruppi finanziari, soprattutto evitando che si formino dei gruppi multimediali o con posizioni dominanti in un determinato tipo di media; una regolamentazione precisa e sanzioni severe che impediscano la diffusione di informazioni false o tendenziose, cercando di migliorare la qualità dell'informazione stessa; regole precise al fine di garantire una vasta pluralità di punti di vista e l'imparzialità nel proporli, questo comporta anche una regolamentazione nella possibilità di accesso ai media.

Tutte queste leggi dovrebbero servire a ridurre le possibilità di manipolazione dall'alto delle masse attraverso lo strumento massmediale. Tuttavia esse potrebbero non essere sufficienti, proprio per questo è necessario operare su più fronti, sia diffondendo in nuovi media interattivi, che alzando il livello culturale dei cittadini attraverso una riforma del sistema scolastico e educandoli proprio attraverso un nuovo uso dei massmedia.

10.1.2 - I nuovi media interattivi e il modello completo di democrazia diretta

I nuovi media interattivi costituiscono una vera e propria rivoluzione tecnologica, modificando sostanzialmente il tipo di rapporto che ciascuno ha attualmentei con i massmedia. Come abbiamo visto, fino ad oggi i massmedia hanno consentito una comunicazione di massa, ma a senso unico, dando anche origine a molti inconvenienti e conseguenze negative.

Le nuove tecnologie consentono di rivoluzionare completamente il mondo della comunicazione di massa, modificando profondamente gli stessi massmedia tradizionali, collegandoli tra loro in una rete multimediale e interattiva. La comunicazione televisiva stessa potrebbe venire fornita di una serie di nuove dimensioni nella concezione del suo contenuto, come ben evidenziano Barberio e Macchitella:

"Una prima nuova dimensione va ricercata nella possibilità di combinare nello stesso prodotto informativo la multimedialità con l'interattività, ambedue nella loro forma più spinta, per la ricerca casuale del brano desiderato. La multimedialità video e audio del filmato o del programma televisivo tradizionale, ha una struttura che può essere solo sequenziale nel tempo e perciò rigida e univocamente prefissata, cioè non permette interattività. Per altro l'interattività, possibile nelle forme più elementari già nel libro stampato, è limitata alla semplice ricerca manuale di un testo scritto [...]. Viceversa, nei nuovi prodotti troviamo sia la comunicazione multimediale, sia l'interattività uomo-macchina associabile ad ogni forma in cui l'informazione può trovarsi: testi e grafici, audio e video, sia esso fisso o animato.

Una seconda nuova dimensione è data dal fatto che l'interattività è programmabile con l'intelligenza incorporata nel calcolatore. Infatti la ricerca di ciò che si desidera può essere condotta con passi successivi che analizzano i diversi contenuti informativi e siano perciò guidati in modo automatico con correlazioni e associazioni di significato. Un programma di ricerca dei contenuti può dunque dare al prodotto informativo una capacità di reazione intelligente allo stimolo esterno dato dal consumatore. Nei nuovi prodotti la comunicazione uomo-macchina si trasforma così in un colloquio ad "intelligenza aumentata": l'intelligenza dell'utente aumentata attraverso l'intelligenza incorporata nella macchina dal programmatore.

[...] Si sta quindi aprendo una nuova era, certamente liberata dalle gabbie degli standard tecnici [...].

Si tratta di una nuova era che genererà prodotti nuovi, [...]. Una sfida il cui obiettivo non sarà più quello della scelta della tecnologia più idonea da adottare, perchè essa è virtualmente già tutta disponibile, bensì rispondere positivamente alla domanda di nuovi linguaggi e di nuove forme di comunicazione."

I nuovi mezzi di comunicazione di massa, multimediali e interattivi, sono in grado, per la loro stessa natura, di risolvere alcuni dei problemi che attanagliano gli attuali massmedia. La possibilità insita nella loro tecnologia di una comunicazione bilaterale e interattiva, non più solo a senso unico, consente di risolvere il problema dell'accesso e della pluralità delle opinioni, poichè l'unica condizione necessaria per riuscire ad immettersi nella rete comunicativa è quella di possedere la tecnologia che lo consente. Ognuno può comunicare con tutti gli altri e ricevere risposte, ponendo in essere un sistema realmente e completamente pluralista. Anche la qualità e la velocità di reperimento delle informazioni potrebbero subire sostanziali miglioramenti: ogni fruitore mediale sarebbe in grado di ottenere in brevissimo tempo tutte le informazioni che lo interessano su un determinato argomento, al livello di approfondimento che preferisce; questo sia per le informazioni che riguardano le issues dei referendum e politiche, che per la normale comunicazione di informazioni non-politiche. Il testo scritto predisposto a video, magari con l'ausilio di qualche filmato, potrebbe venire controllato da esperti per verificare la correttezza delle informazioni presenti, favorendo in questo modo una maggiore qualità informativa.

Qualcosa di simile, per quanto riguarda il campo dell'informazione, in parte è già stato realizzato, come ci spiega Staglianò proponendoci alcuni esempi esplicativi delle innumerevoli opportunità offerte già oggi attraverso Internet, grazie ai siti creati da alcune delle più importanti testate giornalistiche mondiali, che danno così origine a casi di multimedialità interattiva:

"Il capostipite è HotWired (http:/www.hotwired.com), il più coerente doppio-elettronico di una rivista cartacea: il mensile di culto della cultura digitale Wierd. Non solo edizione integrale della rivista, ma anche archivio completo, motore di ricerca interno e tutta una serie di altre sezioni pensate apposta per la versione telematica, come la rubrica Eyewitness che caldeggia un giornalismo partecipativo, con corrispondenti che propongono pezzi da tutto il mondo. O Piazza, lo spazio per le discussioni, anche in tempo reale, fra utenti che si misurano su temi caldi del confronto cibernetico."

Staglianò prosegue con i suoi esempi, sottolineando però che - almeno per ora - tali servizi hanno successo solo quando sono forniti gratuitamente e l'accesso a questi siti è libero:

"Anche il sito di Time (http:/www.pathfinder.com) [...]. Ha messo su, apposta per la Rete, un piccolo giornale quotidiano oltre alla versione integrale del settimanale; in più, newsgroup dedicate ad argomenti trattati nel giornale e un archivio gigantesco su cui fare ricerche per parole chiave. [...]

Dal sito di The Economist (http:/www.economist.com) potete chiedere che vi sia spedito nella vostra casella postale elettronica un bollettino stringatissimo dei fatti importanti della settimana; per il resto ci sono gli speciali monografici, il sommario del numero in edicola e la possibilità di fare ricerche d'archivio. [...] l'idea di ricevere questo Bignami d'alto bordo su quello che succede nella politica e nell'economia mondiali, senza dover muovere un dito, ha affascinato molti."

Sembra quasi superfluo sottolineare le enormi opportunità che questo modo di vivere la comunicazione può offrire al nostro modello di democrazia diretta, sebbene fino ad ora non abbia ancora una diffusione realmente di massa, condizione assolutamente necessaria per i nostri scopi politico-istituzionali.

Molto probabilmente, una volta diffuse in modo capillare, queste tecnologie dopo aver affiancato le vecchie - televisione, radio e stampa - le rimpiazzeranno, mutandone in modo sostanziale le forme comunicative. Non vogliamo con questo sostenere che gli attuali massmedia scomparirebbero del tutto, ma che le tecnologie interattive li scavalcherebbero in una ipotetica classifica delle preferenze e dell'utilizzo. Insomma, una vera e propria rivoluzione tecnologica si sta avvicinando e appare ormai sempre più imminente; una rivoluzione tecnologica che, come spesso accade, ne porta con se altre, in particolar modo offre le opportunità per realizzare una rivoluzione politica che trasformi gli attuali sistemi democratici basati sulla rappresentanza in forme democratiche basate su una continua e più attiva partecipazione dei cittadini; una rivoluzione tecnologica che diventa quindi essenziale - una condizione necessaria - per poter realizzare il nostro modello di democrazia diretta.

Tutto il nostro modello politico-istituzionale ruota, infatti, intorno alle opportunità offerte da queste nuove tecnologie di comunicazione interattiva e ne presuppone una diffusione di massa. Una rete tecnologica che colleghi tutti i cittadini tra di loro e al sistema-Stato, consentendo un processo informativo di qualità e, allo stesso tempo, un processo decisionale immediato fondato sui prìncipi e sugli strumenti della democrazia diretta. E' forse questo il limite maggiore del nostro modello di democrazia diretta, il fatto di dipendere in modo così vincolante dalla diffusione di queste tecnologie interattive che sembrano ormai far parte del nostro futuro prossimo. Un limite, sicuramente, ma contemporaneamente anche un pregio, poichè nel momento in cui le nuove tecnologie mediali interattive raggiungeranno una diffusione realmente di massa esse consentiranno in maniera assai semplice e naturale l'applicazione del nostro modello di democrazia diretta, riuscendo laddove altri nel passato avevano fallito, cioè nella piena e integrale realizzazione di tutti i prìncipi alla base dei sistemi democratici e nella piena e totale partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, sociale ed economica della società in cui vivono.

I nuovi media interattivi si integrano in modo perfetto con il modello di democrazia diretta, con le sue esigenze e con i suoi strumenti. E' grazie ai media interattivi che può prendere corpo quella che già in passato è stata battezzata come "videodemocrazia", cioè quella forma di democrazia che per vivere si serve, appunto, delle tecnologie di telecomunicazione interattiva. La democrazia diretta nell'era moderna può finalmente realizzarsi, ma per farlo deve utilizzare queste tecnologie, altrimenti rischierebbe di rallentare il sistema-Stato, di renderlo meno efficiente e di porre in essere tutti quegli inconvenienti che molti studiosi nel passato, come nel presente, avevano attribuito alla democrazia diretta etichettandola come "irrealizzabile" o "pura utopia".

Grazie ai nuovi media interattivi e alle reti telematiche di videocomunicazione, la democrazia diretta è diventata una realtà possibile: è possibile una capillare e dettagliata informazione di qualità, sempre facilmente reperibile; è possibile un continuo ricorso al voto referendario e senza doversi recare ai seggi, grazie al tele-voto; è possibile un più veloce conteggio dei voti e quindi risultati referendari immediatamente disponibili dopo la chiusura delle video-urne; è possibile una raccolta veloce e con una spesa minima delle firme necessarie - quindi maggiormente alla portata di tutti i cittadini - per una petizione popolare, per un referendum o per qualsiasi altro scopo, grazie a dei codici di identità da comunicare via video dopo l'inserimento di una tesserina magnetica di riconoscimento; é possibile entrare in modo diretto a far parte del dibattito pre-elettorale, come pure è possibile proporre nuove questioni nell'agenda politica o integrare le soluzioni individuate fino a quel momento per un problema, oppure, ancora, aggiungere nuove opzioni per le issues dei referendum; ed è possibile una veloce applicazione del diritto di revoca.

Tutto ciò consente di abituare sempre più i cittadini a partecipare attivamente alla vita politica, facendogli così recuperare quel senso di efficacia politica così importante per una vita civile matura e che, in alcune occasioni, sembrano aver perso nei sistemi democratici rappresentativi. Grazie alla maggiore partecipazione e al senso di efficacia politica crescerebbe anche l'interesse dei cittadini verso la politica e il rispetto-amore di essi per la cosa pubblica; inoltre, come probabile conseguenza, aumenterebbe anche la competenza dei cittadini e la società nel suo complesso ne trarrebbe beneficio, compiendo così numerosi passi in avanti.

Non esistono ancora studi empirici sugli effetti dei nuovi media interattivi, ma solo ipotesi; è quindi impossibile stabilire se essi avranno degli effetti imprevisti e indesiderati. Al di là delle spiacevoli sorprese, sembra comunque che essi possano costituire una innovazione assai importante per la vita sociale e politica futura. Sicuramente anch'essi non saranno immuni dai problemi di imperialismo culturale, di condizionamento e di manipolazione. Sono questi i pericoli maggiori da cui bisogna guardarsi, soprattutto in considerazione della notevole quantità di informazioni che verranno gestite dai nuovi media e dal loro ruolo fondamentale per le decisioni politiche. Bisogna assolutamente evitare che un qualsiasi tipo di élite, in particolare quella economica, assuma il controllo o la gestione dei nuovi media interattivi, ma a questo scopo il nostro modello di democrazia diretta ha già predisposto alcune misure di sicurezza: da un lato, la nuova economia con la sua nuova organizzazione e la sua nuova forma di proprietà diffusa (pubblic company, o emploees company) cerca di evitare che si formino nuove élite economiche; dall'altro pone una scrupolosa attenzione nel limitare per legge la possibilità che sorgano monopoli o oligopoli nella proprietà dei massmedia, vecchi e nuovi, cercando, anche in questo caso, di favorirne la proprietà diffusa, se non addirittura limitando la gestione dei nuovi massmedia allo Stato, vista la loro importanza cruciale per esso. Inoltre, consapevoli del fatto che la manipolazione e il condizionamento del pubblico sono possibili, o più facili, nel momento in cui esso non si rende conto delle operazioni e delle strategie psicologiche adoperate per indurlo a un determinato comportamento, sarebbe utile un'operazione di educazione pubblica, condotta anche attraverso i media, per aumentare le difese dei cittadini nei confronti di questi strumenti.

L'imperialismo culturale è più difficile da arginare, sia perchè colpisce attraverso vari canali culturali, sia perchè le nuove tecnologie agiscono a livello globale, oltrepassando e, spesso, ignorando i confini nazionali. E' difficile trovare il giusto equilibrio tra un sistema aperto a tutte le possibili fonti culturali e realmente pluralista; e uno chiuso verso le immissioni che provengono dall'esterno, più sicuro dai rischi di imperialismo culturale, ma anche non completamente pluralista. L'imperialismo culturale è un problema che colpisce tutti gli stati moderni, e la soluzione più idonea andrebbe trovata proprio a livello globale. Da parte delle singole nazioni, o delle federazioni di stati, si potrebbe, tuttavia, cercare di rinforzare la propria produzione culturale, e questo compito, molto probabilmente, risulterebbe favorito da un sistema politico e sociale costruito sul nostro modello completo di democrazia diretta in cui la circolazione delle idee è più ricca e il dibattito intellettuale diffuso sempre più anche tra le masse.

La tabella 10.3 riassume schematicamente le caratteristiche principali dei nuovi massmedia, i problemi e i pericoli più importanti che li riguardano e le loro possibili soluzioni.

 

Tab. 10.3 I nuovi media interattivi: caratteristiche, problemi e soluzioni.

- caratteristiche:

1- comunicazione bilaterale e interattiva:

a- l'accesso è concesso a tutti coloro che dispongono delle tecnologie idonee;

b- possibilità di una reale pluralità di opinioni e di dibattiti mediali;

2- possibili sostanziali miglioramenti nella qualità delle informazioni:

a- informazioni sempre disonibili e facilmente reperibili;

b- informazioni a vari livelli di approfondimento a seconda delle esigenze del fruitore;

c- possibile un controllo di qualità sulle informazioni presenti (controllo sulla verità delle notizie-informazioni)

3- rivoluzione tecnologica che consente una rivoluzione politica

4- essenzialità delle nuove tecnologie per il modello di democrazia diretta:

a- le nuove tecnologie consentono l'applicazione del modello di democrazia diretta e una maggiore efficienza e rapidità nelle decisioni;

b- facilitano, e quindi aumentano le possibilità di partecipazione dei cittadini;

c- aumentano il senso di efficacia politica e stimolano quindi i cittadini a una maggiore partecipazione politica, aumentando sia la loro attenzione, che il rispetto-amore verso la cosa pubblica;

d- senza le nuove tecnologie acquisterebbero valore alcune delle critiche e osservazioni rivolte in passato alla democrazia diretta, ritenuta "irrealizzabile" o "utopistica".

- problemi e pericoli dei nuovi media per la democrazia diretta:

1- di condizionamento e di manipolazione (élite di potere economico)

2- di imperialismo culturale

- soluzioni:

1- soluzioni congiunte per i problemi di condizionamento e manipolazione:

a- leggi contro i monopoli o oligopoli nella proprietà dei massmedia, impedendo inoltre la formazione di gruppi multimediali

b- la nuova economia: public o empolees company;

2- per risolvere il problema dell'imperialismo culturale si suggerisce di stimolare una maggiore produzione culturale interna che si contrapponga a quella proveniente dall'estero. Questo compito dovrebbe risultare facilitato dai nuovi media stessi e dal modello di democrazia diretta.

 

10.1.3 - Le nuove elezioni: la videodemocrazia

L'importanza fondamentale dei nuovi media per il nostro modello riguarda in modo particolare la possibilità di rivoluzionare completamente il modo di vivere la politica e di gestire gli strumenti tipici della democrazia diretta, dando così vita a quella che spesso viene definita come "la videodemocrazia". La politica diventa "video-politica", ma senza quelle tendenze alla personalizzazione tanto dannose che oggi sembrano prevalere con l'uso della televisione come principale strumento di propaganda politica nelle campagne elettorali. La videopolitica che si prospetta nel nostro futuro sui media interattivi può, e quindi deve assumere caratteristiche e forme assai differenti.

Deve essere realizzata una rete di terminali (video) - collegati tra loro e a un computer centrale - organizzata in modo tale da fornire un'accurata informazione sia sulle notizie di tutto ciò che accade sul globo, priva di filtri, in modo che sia il fruitore a scegliere gli argomenti che più lo interessano (politica, estero, interno, sport, ecc.) e, al loro interno, le notizie che vuole approfondire; sia sugli argomenti specifici dell'agenda politica posti in questione attraverso le procedure del processo decisionale e giunte alla fase di essere ammesse come futuri referendum. E' appunto nelle due fasi principali del processo decisionale - la fase informativa e quella di scelta e decisione - che i nuovi media acquistano una importanza fondamentale per il nostro modello di democrazia diretta, tanto da indurci a parlare di "nuove elezioni", cioè un modo assolutamente diverso da quello fino ad oggi utilizzato, per stabilire quale sia la volontà della maggioranza dei cittadini.

Nella prima fase, quella informativa, i nuovi media consentono al cittadino di avere a disposizione un'informazione di qualità maggiore, facilmente e immediatamente reperibile, ma soprattutto in un modo assolutamente innovativo: cioè offrendo l'opportunità di porre delle domande specifiche, sollevare obiezioni, aggiungere proposte, proporre nuove questioni; insomma, di svolgere un ruolo attivo in un dibattito in cui anche il comune cittadino può prendere parte con un ruolo da protagonista. Non più dibattiti televisivi in cui a parlare sono solo i leaders dei partiti politici e in cui il comune cittadino può solo osservare e ascoltare con attenzione, rimanendo comunque uno spettatore e non un interlocutore. Grazie ai nuovi massmedia interattivi i cittadini sono finalmente i protagonisti del dibattito pubblico. Questo non vuole però dire che i vecchi massmedia, in particolare la televisione, non debbano più svolgere un loro ruolo informativo, continuando a trasmettere dibattiti televisivi a cui però non parteciperebbero più i leaders di partito - poichè i partiti scompaiono nel nostro modello -, bensì intellettuali ed esperti del settore con posizioni diverse. Questi dibattiti non svolgerebbero più un ruolo centrale nella campagna referendaria, ma solo marginale integrando le informazioni fornite in modo imparziale e asettico dai nuovi media attraverso il video.

Nella fase di scelta e decisione, poi, i nuovi media consentono, una volta istallati su tutto il territorio, di ridurre quasi a zero i costi di qualsiasi votazione, permettendo in questo modo di innalzare la frequenza di ricorso ai referendum. Il fatto che i video siano posti direttamente nelle abitazioni dei cittadini e non sia quindi necessario recarsi al seggio per votare, aumenta le probabilità che essi decidano di partecipare al voto; le percentuali di astensione al voto si ridurrebbero drasticamente anche perchè i cittadini potrebbero scegliere il momento per loro più comodo, per esprimere la loro posizione sulle questioni poste, nell'arco di tre giornate (24 ore al giorno). In un simile contesto, il loro eventuale non-voto assumerebbe le connotazioni di una scelta ben precisa ed esprimerebbe il disinteresse per una determinata questione.

Per offrire delle garanzie alla validità delle votazioni sarebbe indispensabile fornire ogni cittadino avente diritto al voto di un tesserino magnetico e di un codice segreto che svolga la funzione di documento di identificazione, in modo che risulti impossibile esprimere più volte il proprio voto su un referendum. Questo sistema dovrebbe comunque consentire al cittadino, nell'arco di tempo in cui si svolgono i referendum, di mutare la propria scelta se nel frattempo avesse cambiato opinione; oltre alla comodità di votare per i diversi referendum in momenti della giornata - o addirittura in giorni - distinti. Due aspetti assolutamente nuovi e che giocano in favore della comodità per il cittadino, fornendo alle votazioni una elasticità oggi assolutamente sconosciuta, e che vanno ad aggiungersi alla possibilità offerta dalla videodemocrazia e dal televoto di esprimere anche la propria intensità di voto tramite un sistema di voto a punti. I nuovi media interattivi modificano profondamente la concezione del voto, rendendola più attuale, e dotandola di caratteristiche che la pongono al passo con i tempi.

Riassumendo, possiamo individuare tre funzioni principali che i nuovi media interattivi e multimediali sono in grado svolgere:

1 - di rapporto col centro politico: di informazione politica sulle issue dei referendum e sulle varie opzioni possibili; e di scelta delle opzioni, compiuta col televoto;

2 - di informazione in generale;

3 - di comunicazione tra i cittadini collegati alla rete telematica.

Riteniamo che, al fine di offrire maggiori garanzie al sistema nel suo complesso, sarebbe opportuno tenere separate le normali funzioni (2 e 3) che i nuovi massmedia interattivi possono svolgere, da quelle politico-istituzionali di carattere ufficiale (1), consentendo l'accesso a queste ultime solo dietro l'identificazione tramite il tesserino magnetico d'identità e il codice segreto. Potrebbe e dovrebbe comunque venire garantita la segretezza nel momento che il cittadino esprime la sua volontà col voto referendario, facendo in modo che il computer centrale non ponga in relazione il contenuto della scelta compiuta dal cittadino, con la registrazione dell'informazione che egli ha già espresso la sua opinione in quel determinato referendum.

Il ruolo fondamentale dei nuovi media interattivi per il nostro modello non si limita però a quanto detto fino ad ora. Essi, infatti, consentono di risolvere in modo brillante, e coerente con la filosofia alla base del sistema, alcuni dei problemi che potrebbero sorgere con l'introduzione della democrazia diretta, in particolare:

1 - chi prepara il referendum;

2 - il problema delle minoranze;

3 - la tutela di maggioranze e opposizioni.

I nuovi media interattivi - come abbiamo già spiegato altrove (vedi 8.2) - consentono ai cittadini di svolgere un ruolo di primo piano nella fase di preparazione del referendum, sia per quanto concerne la determinazione dell'agenda politica, che in quella di studio delle possibili opzioni, e in quella successiva informativa e dibattimentale, durante la quale i cittadini possono sempre intervenire e comunicare tra loro e col sistema politico centrale. E' pur vero che da un punto di vista puramente tecnico il testo dei referendum e le opzioni proposte vengono studiate da gruppi di esperti, ma è altrettanto vero che i comuni cittadini hanno la possibilità di visionare tramite il loro video il contenuto di questi testi e di fare immediatamente pervenire le loro osservazioni o critiche agli esperti stessi affinché ne tengano conto ed eventualmente modifichino il testo dei referendum o aggiungano altre opzioni. Questa continua possibilità di intervento diretto dei cittadini comuni in tutte le fasi del processo decisionale costituisce una ulteriore garanzia per le minoranze, da aggiungere a quelle legali che rimangono assolutamente indispensabili. Un ulteriore forma di tutela delle minoranze - e del pluralismo - è la possibilità, che deve sempre venire offerta ai cittadini, di scegliere la voce "altro" tra le opzioni di ciascun referendum, avendo così la possibilità di inserire la propria proposta personale anche nel momento finale della fase di scelta e decisione. Le proposte inserite nella voce "altro" verrebbero catalogate a seconda del loro contenuto, conservando la possibilità - più teorica che pratica - di poter accedere al ballottaggio. La voce altro ha per lo più la funzione di valvola di sfogo per evitare che alcune opzioni che non vengano prese in considerazione dagli esperti possano creare risentimenti in chi le riteneva importanti; ma è anche una tutela del pluralismo e una garanzia contro una possibile "dittatura degli esperti" che deliberatamente escludessero dalle opzioni una che i cittadini ritengono fondamentale.

La facilità dello svolgimento delle elezioni tramite i nuovi media offre anche la possibilità di attuare una speciale tutela delle maggioranze e delle opposizioni attraverso lo strumento del "contro-referendum" (vedi 8.2). Esso impedisce che venga resa operativa una scelta sostenuta da una maggioranza relativa, alla quale si oppone la maggioranza assoluta dei cittadini. Non si tratta di un caso assurdo o raro, ma di una possibilità reale nel momento in cui si applica il sistema di voto a punti che consente di esprimere diverse intensità di voto. Come abbiamo già detto altrove, questo contro-referendum può tuttavia complicare e rendere meno immediate le decisioni prese tramite i referendum, quindi si suggerisce di valutare attentamente l'opportunità del suo utilizzo.

Da quanto detto emerge chiaramente l'importanza e l'essenzialità dei nuovi media interattivi per la democrazia diretta, che rivoluzionano in modo drastico il momento del voto, offrendo una serie di innovazioni assai utili ai cittadini e alla democrazia stessa.

 

10.2 - L'educazione nel modello completo di democrazia diretta

L'educazione riveste un ruolo assai importante all'interno di una società, per questo deve necessariamente entrare a far parte del nostro modello completo di democrazia diretta; in particolare, come accennavamo in precedenza (10.1.1), essa rappresenta una delle soluzioni da adottare per cercare di tutelare i cittadini dai pericoli di condizionamento e manipolazione attraverso i massmedia. Certo il ruolo e i compiti dell'educazione sono ben più vasti e ambiziosi: di solito le viene attribuita la finalità di portare a termine il processo di socializzazione dell'individuo, cioè quel processo attraverso il quale il bambino diviene gradualmente una persona consapevole di se stessa, preparata e in grado di utilizzare efficacemente le capacità specifiche della cultura in cui vive; oltre a questo, nel nostro modello essa svolgerà il compito di sviluppare negli individui una particolare sensibilità verso tutto ciò che riguarda il sociale, rafforzando, inoltre, la loro democraticità.

L'educazione di un individuo e quindi dell'intera società avviene di solito attraverso molteplici canali, sia in ambito privato - famiglia e gruppi dei pari - che sociale. Lo Stato è in grado di utilizzare per questo scopo due strumenti principali: il primo, è costituito dal processo di istruzione formale (la scuola e l'università); il secondo, dai modelli culturali e dai valori proposti tramite i massmedia. E' proprio su questi due fronti che svilupperemo il nostro discorso sull'educazione, chiarendo quali caratteristiche essa dovrà assumere per adeguarsi alle nuove condizioni che l'eventuale introduzione del nostro modello di democrazia diretta comporterebbe.

Nel processo educativo sono tuttavia insiti alcuni pericoli, in particolare quello di risultare uno strumento utile a mantenere lo status-quo, sia da un punto di vista culturale che sociale. E' difficile a volte mantenere il giusto equilibrio quando si ha il compito di insegnare alcuni valori ritenuti fondamentali, senza sfociare in un possibile condizionamento culturale. Il rischio appare ancora maggiore se si pensa che uno degli scopi che ci prefiggiamo di ottenere con l'educazione è proprio quello di fornire un'arma ai cittadini per proteggersi dai possibili condizionamenti - culturali e non - che potrebbero subire attraverso i massmedia; per di più è anche nostra intenzione utilizzare gli stessi massmedia per creare queste autodifese. Chi ci proteggerà dai possibili condizionamenti dell'educazione? La risposta dovrebbe essere "l'educazione stessa", ma appare subito evidente che l'argomento è particolarmente delicato. Gran parte delle responsabilità ricadono inevitabilmente sull'onestà intellettuale degli insegnanti e dei professori, e, nel lungo periodo, su come avviene la loro formazione; è un circolo continuo che può prendere due strade: può diventare un circolo vizioso, se il tutto inizia con un condizionamento nell'educazione e nella formazione stessa di chi poi dovrà assumere il ruolo di educatore; oppure può diventare un circolo virtuoso, in cui da un lato l'educazione delle masse riesce a fornire le autodifese necessarie ai cittadini per difendersi da ogni genere di condizionamento e manipolazione, dall'altro forma una categoria di educatori preparati correttamente e che influiranno in modo positivo sulle generazioni future. La nostra speranza - purtroppo non esistono certezze assolute in questo campo - è che l'intero modello di democrazia diretta e il modo in cui verranno organizzatati i tempi di vita, offra continue opportunità di incrementare il proprio patrimonio culturale, rafforzando e arricchendo le conoscenze degli individui e rendendoli in questo modo intellettualmente più maturi, in grado di analizzare meglio e criticamente tutto ciò che viene loro proposto. Occorre, comunque, riorganizzare in modo adeguato alle circostanze politico-istituzionali, sociali ed economico-lavorative che verranno a realizzarsi col nostro modello: sia l'educazione formale, ripensando le strutture, i modi e i contenuti del sistema scolastico; sia quella non-formale, assegnando dei compiti socio-educativi ai massmedia.

10.2.1 - Il nuovo sistema scolastico

Per affrontare correttamente il problema è necessario tenere sempre in debita considerazione quelle che sono state le osservazioni fatte da alcuni studiosi sulle caratteristiche e sugli inconvenienti che sono emersi in alcuni sistemi educativi formali diffusi nel mondo contemporaneo. Il sistema scolastico - sia nel Terzo mondo, che nei paesi più avanzati - è stato spesso posto in relazione con la riproduzione delle disuguaglianze sociali e di classe, sebbene il parere de mondo accademico non sia uniforme. Benché anche nei sistemi scolastici attuali vi sia la speranza che essi offrendo le stesse opportunità a tutti gli studenti, qualsiasi sia la loro classe sociale di provenienza, favoriscano un riequilibrio della società; in realtà molto spesso i livelli di istruzione più alti vengono raggiunti da chi già appartiene alle classi sociali più elevate. I punti di vista su questi dati e le successive spiegazioni degli studiosi, come dicevamo, non sono completamente uniformi.

Coleman sostiene che sia l'ambiente sociale di provenienza il fattore che influisce maggiormente sulle prestazioni scolastiche: anche studenti con condizioni economiche non buone alle spalle, se si inseriscono e frequentavano gruppi di ragazzi più privilegiati, hanno la possibilità di riuscire bene.

Rutter e Giller sottolineano l'importanza anche di altri fattori per la buona riuscita scolastica, come: il rapporto insegnante-alunno; l'atmosfera di fiducia e cooperazione fra docenti e alunni; e il livello di preparazione dei corsi.

Jencks ribadisce invece la maggiore importanza dell'ambiente sociale di provenienza, e le minime possibilità di ridurre le disuguaglianze sociali attraverso delle riforme scolastiche.

Bernstein ritiene, invece, che l'insuccesso scolastico degli appartenenti alle classi inferiori dipende dal loro codice linguistico, che é un "codice ristretto" a confronto di quello più elaborato dei più agiati. Il codice ristretto é un modo di usare il linguaggio lasciando inespressi molti concetti, é ispirato alle regole che governano il gruppo senza cercare le ragioni di un determinato comportamento. Ci sono notevoli difficoltà fra i ragazzi che lo utilizzano a ragionare su idee astratte e generalizzazioni, difficoltà che emergono soprattutto in ambito scolastico.

Secondo Bowels e Gintis l'istruzione dovrebbe rispondere alle esigenze economiche del capitalismo, mirando a sviluppare la specializzazione degli individui nei campi richiesti dal mondo industriale.

Ivan Illich, analizzando i vari sistemi scolastici, individua uno stretto legame tra lo sviluppo dell'istruzione e le esigenze economiche di disciplina e gerarchia; e denuncia la presenza di un "programma occulto" utilizzato per svolgere quattro compiti fondamentali:

1- di custodia;

2- di distribuzione degli individui nei ruoli occupazionali;

3- di apprendimento dei valori dominanti;

4- di acquisizione delle conoscenze necessarie socialmente approvate.

Il programma occulto - secondo Illich - attraverso i sistemi scolastici, la cultura e la disciplina da loro insegnata tende a provocare un consumo passivo, acritico dell'ordine sociale esistente. Il programma occulto insegna ai ragazzi ad accettare il proprio ruolo nella società e a non ribellarsi.

Tutti gli autori qui presentati sembrano concordare almeno sul fatto che la scuola favorisce un certo grado di riproduzione culturale, tende cioè a perpetuare le disuguaglianze sociali ed economiche. Sarà dunque questo uno dei problemi che si cercherà di risolvere con la nostra proposta di riforma radicale del sistema scolastico.

A nostro parere, comunque, le analisi precedentemente presentate andrebbero integrate tenendo in considerazione anche altri fattori assai importanti, in particolare mi sembra che siano state sottovalutate alcune circostanze che molto spesso inducono gli appartenenti alle classi più basse ad abbandonare gli studi alla fine della scuola dell'obbligo o comunque prima di intraprendere un percorso universitario. E' pur vero che ormai la stragrande maggioranza degli stati moderni prevedono innumerevoli meccanismi - ad esempio le borse di studio - per consentire agli studenti con difficoltà economiche e meritevoli di proseguire fino ai livelli più alti; ma è anche vero che se consideriamo i grandi numeri abbiamo che: da un lato, pur con questi aiuti, sono solo i più dotati ad emergere, mentre la grande maggioranza che non ottiene risultati e appartiene alle classi più disagiate economicamente è indotta ad abbandonare; dall'altro abbiamo un grande numero di studenti non eccessivamente brillanti, quando non addirittura mediocri, che appartenendo a classi sociali medio-alte arrivano al termine della carriera scolastica conquistando, magari dopo lunghi anni, una laurea. Tutto ciò non può che avere l'effetto di riprodurre e accentuare la stratificazione sociale.

Quali sono allora i fattori più importanti che determinano questi risultati? Oltre a quelli già identificati dagli altri autori, ritengo che un ruolo chiave lo giochino il bisogno economico affiancato dal poco tempo a disposizione: la necessità cioè di introdurre nell'economia famigliare un reddito in più, privandosi in questo modo del tempo necessario a proseguire gli studi; bisogna inoltre tenere presente che anche i laureati spesso hanno difficoltà per trovare un'occupazione, ritrovandosi troppo spesso a dover affrontare, dopo anni di studi, lunghi periodi di attesa, dovendo accettare lavori che nulla hanno a che vedere con la loro preparazione professionale, oppure venendo sottopagati e sfruttati pur di iniziare la pratica della professione per cui hanno ottenuto la laurea. Una situazione ormai istituzionalizzata, indecente, che risulta assolutamente inaccettabile e che richiede di venire drasticamente rivoluzionata.

Già nel 1992, all'interno del testo "Democrazia Diretta - La mia religione", mi ero posto il problema di come riformare il sistema scolastico - mi riferivo in particolare a quello italiano -, arrivando a formulare alcune proposte:

"La scuola media, così come é strutturata, é perfettamente inutile: il suo programma delle prime due classi non fa che ripetere ciò che si é già fatto in una buona scuola elementare; mentre quello di terza, e in parte quello di seconda, vengono poi ripetuti nel primo anno di superiori. Inoltre, nonostante l'uniformità dei programmi a livello nazionale, nella realtà esistono differenze molto grandi nel livello di preparazione tra una scuola media e un'altra, creando così delle difficoltà nel gestire le prime classi dei livelli d'istruzione secondaria.

Propongo quindi l'abolizione della scuola media, aggiungendo magari un anno agli studi superiori e/o alle elementari; oppure la completa riorganizzazione dei programmi, sia delle medie, che delle superiori, per dare una certa consequenzialità al sistema.

A rischio poi di rendermi impopolare agli occhi di molti, propongo la totale abolizione nelle scuole superiori dell'ora di religione, sostituendola con una materia di estrema utilità come la sociologia, che avrebbe il pregio di far prendere coscienza di molti dei problemi e dei processi in atto nella società.

Sarebbe, inoltre, di estrema utilità che lo studio della storia contemporanea avvenisse anche nella realtà, e non solo in teoria sui programmi scolastici; rendendo obbligatorio lo studio della storia contemporanea per tutte le scuole superiori, con un programma che arrivi sino ad avvenimenti accaduti 20 anni prima. Per quanto riguarda lo studio della storia nelle università - in quelle che lo prevedono nel loro piano di studi - bisognerebbe rendere obbligatorio un programma che analizzi tutti gli ultimi cento anni, fino ad almeno cinque anni prima."

Si tratta di spunti sicuramente interessanti, visto che anche le recenti proposte di riforma del sistema scolastico italiano fatte dal Governo sembrano muovere in una direzione simile, ma alla luce dei nuovi elementi e delle nuove opportunità che ci offre il modello completo di democrazia diretta appaiono insufficienti.

Illich, dal canto suo, già nel 1971 sosteneva la necessità di apportare drastici cambiamenti al sistema educativo formale, proponendo di "descolarizzare la società", in modo tale che ognuno abbia la possibilità di studiare ciò che più gli piace, senza dover sottostare a programmi standardizzati; avendo inoltre la possibilità di accedere all'istruzione durante tutto il corso della vita; facendo in modo che il lavoro diventi meno indispensabile, con tempi ridotti e riorganizzato. Illich spiega che:

"Un buon sistema didattico dovrebbe porsi tre obiettivi:

[1] assicurare a tutti quelli che hanno voglia d'imparare la possibilità di accedere alle risorse disponibili, in qualsiasi momento della loro vita;

[2] permettere, a tutti quelli che vogliono comunicare ad altri le proprie conoscenze, di incontrare chi ha voglia di imparare da loro;

[3] offrire infine a tutti quelli che vogliono sottoporre a pubblica discussione un determinato problema la possibilità di render noto il loro proposito."

Per realizzare questi scopi egli propone di rovesciare la normale direzione del rapporto educatore-studente e di introdurre nuove strutture:

"Le risorse didattiche vengono di solito classificate secondo gli obiettivi dei programmi di studio preparati dagli educatori. Io, invece, intendo fare il contrario, definire cioè quattro diversi procedimenti che permettano allo studente di accedere a qualunque risorsa didattica in grado di aiutarlo a precisare e a raggiungere i propri obiettivi.

1- Servizi per la consultazione di oggetti didattici: che facilitino l'accesso alle cose o ai processi usati per l'apprendimento formale. Tali risorse possono essere in parte riservate a questo scopo e conservate [...]; oppure adoperate quotidianamente [...], ma messe a disposizione degli studenti, siano essi apprendisti o frequentatori fuori orario.

2- Centrali delle capacità: che permetteranno agli individui di esporre le proprie capacità, le condizioni che pongono per servire da modelli a chi vuole impararle, e gli indirizzi ai quali sia possibile reperirli.

3- Assortimento degli eguali: cioè una rete di comunicazione che permetta alle persone di descrivere il tipo di apprendimento cui vogliono dedicarsi, nella speranza di trovare un compagno di ricerca.

4- Servizi per la consultazione di educatori in genere: professionisti, paraprofessionisti e liberi operatori che potrebbero essere elencati in una guida con l'indirizzo, una descrizione fatta dagli stessi interessati e le condizioni per accedere ai loro servizi. [...]"

La moderna tecnologia della comunicazione interattiva consente, al giorno d'oggi, di realizzare con facilità i propositi espressi da Illich più di venticinque anni fa, senza la necessità di dover per forza rivoluzionare completamente l'esistente, ma anzi facendo agire in modo sincronico sia le istituzioni dell'educazione formale, che quelle non-formali, in modo particolare proprio i nuovi massmedia interattivi. Egli, comunque, individuava, già allora, un'opportunità straordinaria nel futuro delle grandi masse:

"[...] quella di preservare il diritto di accedere su un piede di eguaglianza agli strumenti che permettono sia di apprendere, sia di rendere partecipi gli altri di ciò che si conosce o si crede. Ma per questo bisognerebbe che la rivoluzione dell'istruzione fosse guidata da certi obiettivi:

1- Liberare l'accesso alle cose, sopprimendo il controllo che oggi persone e istituzioni esercitano sui loro valori didattici.

2- Liberare la trasmissione delle capacità, riconoscendo a chi ne faccia richiesta la libertà di insegnarle o esercitarle.

3- Liberare le risorse critiche e creative della gente [...].

4- Liberare l'individuo dall'obbligo di adattare le proprie aspettative ai servizi offerti da una professione costituita, fornendogli la possibilità di attingere dall'esperienza dei suoi eguali e di affidarsi all'insegnante, alla guida, al consulente o al guaritore da lui stesso scelto."

Gli obiettivi che si poneva Illich sono legittimi e in parte troveranno realizzazione all'interno del nostro modello completo di democrazia diretta: sia nell'ambito dell'educazione scolastica formale, maggiormente attenta alle esigenze culturali e agli interessi dei singoli individui, soprattutto nella sua fase avanzata (l'università); sia attrarverso l'utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione interattiva e multimediale che offrono molte nuove opportunità di apprendimento.

Inoltre, i fattori che spingono nella direzione di una riproduzione delle stratificazioni sociali esistenti attraverso il sistema scolastico, identificati in precedenza, sembrano trovare una naturale soluzione all'interno del nostro modello completo di democrazia diretta. La nuova organizzazione del lavoro, infatti, grazie alla riduzione degli orari di lavoro permette sia di liberare numerosi posti, consentendo una situazione stabilmente nei pressi della piena occupazione, offrendo così migliori prospettive ai giovani laureati, e quindi maggiori stimoli per proseguire negli studi anche per chi si trova in una situazione di bisogno economico; inoltre la riduzione degli orari di lavoro comporta la liberazione di una notevole quantità di tempo, tempo che può essere utilmente impiegato per proseguire gli studi fino ai livelli più alti, o - come vedremo meglio tra breve - per protrarre lungo il corso di tutta la vita un aggiornamento continuo e una formazione culturale secondo gli interessi individuali, anche in modo svincolato da un corso di laurea specifico.

Il nuovo sistema scolastico si deve integrare perfettamente col modello completo di democrazia diretta, rispondendo sia alle esigenze organizzative da questo poste in essere e dalla sua organizzazione dei tempi di vita, sia alle proprie esigenze educative e di formazione culturale. Non ci sembra opportuno entrare troppo nello specifico della sua struttura, poichè questa si dovrà adattare alla situazione contingente alla sua realizzazione, ma possiamo ugualmente dare delle indicazioni generali che impostino la direzione da seguire, evidenziando alcuni elementi che lo caratterizzano e che risultano indispensabili.

Per l'istruzione primaria e secondaria il nuovo sistema scolastico prende spunto dalle considerazioni da me fatte nel 1992, integrandole con alcune innovazioni; l'aspetto maggiormente rivoluzionario del nuovo sistema scolastico riguarda però soprattutto il versante degli studi universitari.

In particolare il modello del nuovo sistema scolastico si propone, attraverso la scelta delle materie e dei loro contenuti, di rispondere alle esigenze di una formazione culturale di livello sempre più elevato in grado di formare una popolazione di cittadini con una maggiore maturità intellettuale, inculcando in loro alcuni valori fondamentali che possano contribuire a creare una democraticità diffusa. La struttura del modello del nuovo sistema scolastico si articola nel seguente modo:

a - sei anni di scuole elementari:

durante i quali si pongono gli allievi in condizione di saper leggere, scrivere e organizzare il proprio pensiero, utilizzando anche le capacità di astrazione. Si impartiscono, inoltre, le prime sommarie nozioni di storia, geografia, matematica, geometria, scienze naturali, lingua nazionale, lingua straniera; oltre, naturalmente all'educazione fisica. Dal primo anno avremo anche il disegno, che dal quarto anno introdurrà le prime nozioni basilari di disegno tecnico, e dal quinto le prime nozioni di storia dell'arte. Nei primi quattro anni gli insegnamenti verranno impartiti da un'unica maestra - eccetto l'educazione fisica -; dal quinto anno, invece, vi sarà la suddivisione per materie degli orari scolastici, con la partecipazione di diversi insegnanti. Nell'ultimo anno si introdurrà anche lo studio della sociologia generale.

b - sei anni di scuole secondarie:

suddivise secondo i vari indirizzi, ciascuno dei quali deve comunque prevedere lo studio della lingua nazionale, di almeno una lingua straniera, della matematica, della storia, della sociologia, e del diritto per tutti i sei anni; e almeno due anni di studio dell'educazione civica per capire a fondo il funzionamento e i valori alla base del modello politico istituzionale adottato. I sei anni terminano con un esame finale, le cui modalità non sono precisate in questa sede e potranno venire decise in seguito.

La scuola dell'obbligo inizia a 6 anni di età e finisce a 18, cioè - per chi non perde nessun anno - con la fine dei sei anni della scuola secondaria; è comunque indispensabile arrivare almeno al termine del quarto anno della scuola secondaria.

Per quanto concerne l'organizzazione dei tempi settimanali e giornalieri, le scuole primarie e le secondarie si devono adeguare alle esigenze dei nuovi tempi di vita posti in essere dalla nuova organizzazione del lavoro, pertanto sembra opportuno che la settimana scolastica si chiuda il venerdì, lasciando libero l'intero week-end, al limite recuperando quelle che oggi sono le ore che vengono fatte il sabato con l'aggiunta di un'ora in più durante le altre giornate scolastiche. La nuova organizzazione del lavoro prevede anche numerose tipologie di turni: c'è chi lavora al pomeriggio, chi alla mattina, chi quattro e chi tre giorni alla settimana, e altre ancora; sarebbe quindi assai utile riuscire ad offrire, fin dove possibile, le medesime - o simili - tipologie di orario anche agli studenti, con particolare riguardo per chi frequenta la scuola primaria e ha ancora la necessità di trovare possibilmente almeno un genitore quando torna a casa dalla scuola, in modo che lo possa controllare, aiutare nei compiti ed educare. Probabilmente potrebbe essere sufficiente offrire almeno due tipologie di orari di frequenza scolastica: uno che si svolge nella mattinata; oppure, in alternativa, uno che richiede la frequenza pomeridiana. Certamente sono possibili numerose altre tipologie di orari, ma i due proposti dovrebbero rispondere già alle esigenze della maggior parte dei genitori; nulla, comunque, impedisce che qualche scuola offra anche altre tipologie di orari.

c - gli studi universitari:

offriranno due possibilità, non necessariamente alternative tra loro:

1 - corsi di laurea:

a cui potranno accedere tutti gli studenti che avranno terminato i sei anni delle scuole secondarie e sostenuto, superandolo, l'esame finale. I corsi di laurea si svilupperanno più o meno seguendo lo stesso modello di università presente oggi, cioè con diverse tipologie di facoltà, diversi indirizzi e attraverso dei piani di studio. Si giungerà alla laurea finale dopo aver sostenuto e superato tutti gli esami previsti nel proprio piano di studi e discusso una tesi.

La maggiore disponibilità di tempo libero reso disponibile dalla nuova organizzazione del lavoro, consentirà a un maggior numero di persone di dedicarsi con profitto agli studi e conseguire una laurea, alzando il livello culturale globale.

2 - libera formazione culturale universitaria:

a cui possono accedere tutti gli studenti che hanno terminato la scuola dell'obbligo, in qualsiasi momento della loro vita. Su richiesta, e dietro pagamento di una tassa d'iscrizione, ciascuno verrà dotato di un "libretto culturale interuniversitario", sul quale verranno registrati gli esami, naturalmente col relativo voto ottenuto, che l'individuo man mano nel corso della sua vita avrà scelto e sostenuto. La particolarità consiste nel fatto che non si è iscritti a nessuna facoltà universitaria specifica, ma si possono scegliere i corsi da seguire e gli esami da sostenere a secondo dei propri interessi contingenti - rispettando alcune indispensabili propedeuticità - e per tutto il corso della vita. Sarà sufficiente pagare ogni volta una tassa d'iscrizione per sostenere l'esame scelto, mentre per seguire i corsi non sarà necessario alcun versamento di denaro. Gli esami sostenuti durante la libera formazione culturale universitaria saranno comunque ritenuti validi qualora ci si iscriva a un normale corso di laurea e siano presenti nel relativo piano di studi.

La libera formazione culturale universitaria è la vera rivoluzione proposta attraverso il nostro modello di sistema scolastico, e si integra perfettamente col resto del modello completo di democrazia diretta. Essa, infatti, risponde all'esigenza di fornire una formazione culturale continua ai cittadini e renderli così maggiormente competenti su vari aspetti della società; inoltre essa permette di sfruttare al meglio l'opportunità offerta dalla nuova organizzazione del lavoro e dal nuovo tempo liberato dal lavoro, consentendo a tutti di approfondire, magari anche in età matura, il loro rapporto personale con la cultura, seguendo i propri interessi e senza dover necessariamente sottostare a un programma di studi vincolante finalizzato all'ottenimento di un determinato titolo di studi (la laurea). La libera formazione culturale universitaria offre l'opportunità di sviluppare un nuovo tipo di rapporto col mondo del sapere, un rapporto basato su una maggiore libertà dell'individuo nello scegliere le materie da studiare, con l'unico fine di aumentare la propria cultura personale. La presenza di un libretto culturale interuniversitario, benché non conduca necessariamente a una laurea specifica, permette, comunque, di avere a disposizione un documento formale e ufficiale che attesti, in qualsiasi momento risulti utile, il percorso culturale sviluppato nel corso degli anni.

Si tratta di una cultura flessibile, strutturata sulle esigenze personali, sia che si tratti di esigenze culturali che professionali. Un modo comunque nuovo di porsi in relazione col mondo universitario, di abbatterne le barriere sociali che volontariamente o involontariamente a volte si alzano. Grazie alla libera formazione culturale universitaria, e al suo modo di organizzare gli studi, la cultura e la conoscenza diventano finalmente patrimonio di tutti, almeno di chi ne sente il bisogno. Non c'è più la scusante del bisogno economico, della poca disponibilità di tempo o degli scarsi stimoli nel proseguire la carriera universitaria, perchè comunque al termine si hanno ugualmente delle difficoltà nel trovare un lavoro; tutti questi fattori problematici che fino ad oggi spesso hanno provocato la riproduzione della stratificazione sociale esistente scompaiono, vengono eliminati dal modello completo di democrazia diretta che, grazie alla combinazione della nuova organizzazione del lavoro con il nuovo sistema scolastico, riesce, o dovrebbe riuscire, nell'arduo compito di ottenere la piena occupazione, offrendo sia una maggior numero di posti di lavoro, che una maggiore quantità individuale di tempo libero da occupare con l'attività politica partecipativa, con una maggiore realizzazione personale nella vita privata e con la possibilità di un continuo arricchimento culturale secondo le proprie esigenze e interessi; in sintesi offrendo una qualità della vita - sia politica, che privata e sociale - notevolmente superiore a quella che oggi viviamo nella quotidianità.

La tabella 10.4 riassume in modo sintetico e schematico i punti principali del modello del nuovo sistema scolastico da inserire all'interno del modello completo di democrazia diretta.

 

Tab. 10.4 Il nuovo sistema scolastico del modello completo di democrazia diretta.

- caratteristiche generali:

1- la scuola dell'obbligo inizia a 6 anni di età e finisce a 18, è comunque indispensabile arrivare almeno al termine del quarto anno della scuola secondaria;

- la nuova struttura:

A - sei anni di scuole elementari o primarie:

a- nei primi quattro anni gli insegnamenti verranno impartiti da un'unica maestra

b- dal quinto anno vi sarà la suddivisione per materie degli orari, con la partecipazione di diversi insegnanti;

c- nell'ultimo anno si introdurrà anche lo studio della sociologia generale.

B - sei anni di scuole secondarie:

a- suddivise secondo i vari indirizzi, ciascuno dei quali deve comunque prevedere lo studio della lingua nazionale, di almeno una lingua straniera, della matematica, della storia, della sociologia, e del diritto per tutti i sei anni;

b- almeno due anni di studio di educazione civica

c- i sei anni terminano con un esame finale

C - gli studi universitari (due possibilità, non necessariamente alternative tra loro):

1 - corsi di laurea:

a- a cui possono accedere tutti gli studenti che avranno terminato i sei anni delle scuole secondarie e sostenuto, superandolo, l'esame finale.

b- i corsi di laurea seguiranno, più o meno, lo stesso modello di università presente oggi, con diverse tipologie di facoltà, diversi indirizzi e attraverso dei piani di studio;

c- si giungerà alla laurea finale dopo aver sostenuto e superato tutti gli esami previsti nel proprio piano di studi e discusso una tesi.

2 - libera formazione culturale universitaria:

a- a cui possono accedere tutti gli studenti che hanno terminato la scuola dell'obbligo, in qualsiasi momento della loro vita;

b- su richiesta, e dietro pagamento di una tassa d'iscrizione, ciascuno verrà dotato di un "libretto culturale interuniversitario", sul quale verranno registrati gli esami, col relativo voto ottenuto, che l'individuo man mano nel corso della sua vita avrà scelto e sostenuto;

c- non si è iscritti a nessuna facoltà universitaria specifica, ma si possono scegliere i corsi da seguire e gli esami da sostenere a secondo dei propri interessi contingenti

d- è sufficiente pagare ogni volta una tassa d'iscrizione per sostenere l'esame scelto, mentre per seguire i corsi non sarà necessario alcun versamento di denaro;

e- gli esami sostenuti durante la libera formazione culturale universitaria saranno comunque ritenuti validi qualora ci si iscriva a un normale corso di laurea e siano presenti nel relativo piano di studi.

f- risponde all'esigenza di fornire una formazione culturale continua ai cittadini, rendendoli così maggiormente competenti su vari aspetti della società;

g- permette di sfruttare al meglio l'opportunità offerta dalla nuova organizzazione del lavoro e dal nuovo tempo liberto dal lavoro, consentendo a tutti di approfondire il loro rapporto personale con la cultura;

h- il libretto culturale interuniversitario, benché non conduca necessariamente a una laurea specifica, permette di avere a disposizione un documento formale e ufficiale che attesti, in qualsiasi momento risulti utile, il percorso culturale sviluppato nel corso degli anni;

- l'organizzazione dei tempi:

I tempi della scuola si devono adeguare alle nuove esigenze e ai nuovi tempi di vita posti in essere dalla nuova organizzazione del lavoro:

A - nelle scuole primarie e secondarie:

a- la settimana scolastica si deve chiudere il venerdì, recuperando quelle che oggi sono le ore che vengono fatte il sabato con l'aggiunta di un'ora in più durante le altre giornate scolastiche;

b- la nuova organizzazione del lavoro prevede numerose tipologie di turni, quindi sarebbe utile se la scuola riuscisse ad offrire, fin dove possibile, le medesime tipologie di orario anche agli studenti, con particolare riguardo per chi frequenta la scuola primaria e ha ancora la necessità di trovare possibilmente almeno un genitore quando torna a casa dalla scuola;

c- potrebbe essere sufficiente offrire almeno due tipologie di orari di frequenza scolastica: uno che si svolge nella mattinata; oppure, in alternativa, uno che richiede la frequenza pomeridiana; nulla, comunque, impedisce che qualche scuola offra anche altre tipologie di orari.

B - nelle università:

a- verranno organizzati per ogni materia d'esame almeno due corsi con orari adattabili alle diverse esigenze sia degli studenti dei corsi di laurea, che dei probabili lavoratori che attuano la libera formazione culturale universitaria

b- lo scopo è quello di fornire una formazione culturale continua

 

10.2.2 - Nuovo ruolo per i vecchi massmedia

Oltre all'educazione formale attraverso il sistema scolastico bisogna considerare con attenzione il ruolo educativo non-formale che potrebbero svolgere i vecchi massmedia, in particolare la televisione. Ad essa, infatti, potrebbe venire affidato un nuovo ruolo, o meglio, le si potrebbe far recuperare un ruolo che già avrebbe dovuto svolgere da tempo e che all'interno di un sistema fondato sulla democrazia diretta diventa ancora più importante e determinante: quello di educare le masse, appunto.

I vecchi media, e soprattutto la televisione, dovrebbero riuscire attraverso la loro programmazione a sensibilizzare maggiormente gli individui su tutta quell'ampia serie di problemi che assillano la società moderna - a livello locale, nazionale o globale - destando in loro un certo interesse; inoltre, essi dovrebbero cercare di aumentare il più possibile il senso di democraticità dei cittadini, per fare in modo che ciascuno di loro accetti sempre di buon grado le decisioni che sono state prese dalla maggioranza, anche quando non ne fa parte; un ulteriore compito educativo consisterebbe nel diffondere il più possibile la cultura; infine, essi dovrebbero cercare di aumentare sia l'interesse che l'amore dei cittadini verso la cosa pubblica per formarne un carattere che sia sempre più maggiormente rivolto all'utilità sociale, piuttosto che agli interessi privati ed egoistici.

Sicuramente gli stessi compiti verranno svolti anche attraverso i nuovi media interattivi, anche se il ruolo che si preferisce attribuire a questi ultimi è maggiormente rivolto nella direzione dell'informazione, oltre, naturalmente, a quello politico-istituzionale. Tuttavia, quando parliamo di vecchi massmedia impostando il discorso sul futuro, dobbiamo tenere presente la possibilità che anch'essi potrebbero subire delle profonde modificazioni dovute alle innovazioni tecnologiche legate all'interattività e alla multimedialità. Anche la fruizione dei vecchi media quasi sicuramente cambierà forma e diverrà parte di un sistema multimediale e interattivo, in cui sarà probabilmente possibile, in qualsiasi momento, selezionare tramite il video il film o il programma che si desidera vedere, senza dover sottostare a un palinsesto determinato dai canali televisivi.

"Televisione, cinematografia, discografia, radio, editoria, stampa saranno diverse da come noi oggi le conosciamo, non solo per quanto riguarda i supporti materiali usati come vettori dell'informazione, ma anche per il metodo che verrà seguito nella stessa fase di ideazione di tali nuovi prodotti. Infatti se innovativi saranno i materiali di supporto e le attività connesse al processo di produzione manifatturiero, innovativo sarà anche il processo di concezione, impostazione e strutturazione dei nuovi prodotti di editoria elettronica."

Questo è il quadro della situazione futura per quanto concerne i massmedia tradizionali, così come ce lo prospettano Barberio e Macchitella; tuttavia il discorso che intendiamo portare avanti in questa sezione non riguarda questi sviluppi futuri, e potrà quindi essere ritenuto valido fino al momento in cui i vecchi massmedia conserveranno le loro attuali forme e modi di comunicazione, venendo magari affiancati dai nuovi media interattivi.

Nella prima fase di diffusione dei nuovi media interattivi, finalizzata - per quanto concerne il nostro modello di democrazia diretta - soprattutto alla realizzazione degli scopi informativi generali e politico-istituzionali, la televisione potrebbe trovarsi liberata da alcune delle funzioni che oggi svolge, in primo luogo quella informativa. I telegiornali, nelle forme e nei modi in cui oggi li conosciamo, potrebbero cessare di esistere, sostituiti dall'informazione continua, più dettagliata e precisa fornita dai media interattivi, consentendo così al consumatore di scegliere da un indice generale le notizie che più lo interessano e formare così la propria scaletta personale. Il nuovo spazio televisivo liberato, dovrebbe inevitabilmente venire occupato da qualche altro tipo di programmazione e la scelta potrebbe - noi riteniamo che dovrebbe - ricadere su un genere di trasmissioni fino ad oggi spesso sottovalutato, cioè quelle culturali ed educative. Certo, andrebbero ristudiate le formule per proporre simili contenuti attraverso la televisione, in modo da aumentare l'interesse dello spettatore per questa tipologia di programmi, ma senza doverli per forza stravolgere, snaturare o banalizzare. Nessuna paura di trasmettere dai canali televisivi pubblici, magari al mattino, delle ore di lezioni scolastiche ai vari livelli - primario-elementare, secondario-superiore, universitario - o addirittura dedicando l'intera programmazione di un canale pubblico a questo tipo di trasmissioni. Naturalmente è possibile fornire questo tipo di servizi anche tramite i nuovi media interattivi.

La stessa informazione attraverso il canale televisivo potrebbe assumere forme meno superficiali, puntando su: approfondimenti delle notizie, servizi speciali, inchieste, documentari; ma anche su talk-shaw e dibattiti impostati in modo tale da mantenere sempre alto il livello della discussione. I canali televisivi pubblici dovrebbero, insomma, recuperare quella funzione educativa e sociale che avrebbero dovuto avere fin dall'inizio, lasciando che siano le televisioni private ad occuparsi - se vogliono - di programmi più commerciali e di minor livello culturale. Mentre, infatti, le televisioni private possono essere giustificate in questa loro scelta di programmazione da una esigenza di introiti dalla pubblicità; la televisione pubblica può anche evitare di sottostare alle regole del mercato degli sponsor grazie ai contributi pubblici. Inoltre è bene tenere presente che eliminando - o riducendo in modo drastico - dalla programmazione delle televisioni pubbliche gli spettacoli di varietà, la fiction, i film e i telefilm; i suoi costi di gestione si ridurrebbero notevolmente.

Sui canali pubblici si potrebbe addirittura pensare di eliminare gli spot pubblicitari e affini, che non sono affatto, come qualcuno vorrebbe far credere, "consigli per gli acquisti", ma una vera e propria forma di condizionamento che segue regole ben precise pur rinnovandosi in continuazione; fornendo, come alternativa, dei veri consigli per gli acquisti attraverso un confronto diretto, completo e approfondito sulle qualità reali dei vari prodotti in commercio per un medesimo settore, proponendo anche delle considerazioni sul rapporto tra qualità e prezzo.

Una televisione pubblica che sia di una reale utilità per i suoi spettatori, sia da un punto di vista culturale, che politico, sociale ed economico. Una televisione che finalmente tratti il suo pubblico come adulto e maturo, e allo stesso tempo lo aiuti a diventare tale.

Uno dei compiti più importanti che spettano ai massmedia tradizionali - come dicevamo in precedenza - è quello di trasmettere ai suoi spettatori, e quindi ai cittadini dello Stato democratico-diretto, una coscienza pubblica, realmente e completamente democratica, in grado, cioè, di accettare la vittoria di una soluzione opposta o diversa dalla propria nei referendum e di rispettarla fino in fondo in quanto legittimata completamente dal metodo altamente democratico utilizzato. Tutto ciò in funzione dell'ottenimento di una maggiore maturità politica di tutto il corpo elettorale che favorisca il mantenimento di una pace sociale indispensabile per vivere la democrazia in modo civile. Questo risultato la televisione dovrebbe ottenerlo attraverso tutta la sua programmazione, proponendo e diffondendo valori etico-morali positivi, senza per questo dover sfociare in forme di condizionamento culturale.

Compito dei massmedia tradizionali sarebbe anche quello di proporre trasmissioni esplicative che documentino con precisione le possibili tecniche di condizionamento psicologico utilizzate dai media stessi, rendendo così i consumatori mediali maggiormente consapevoli e quindi protetti da esse. Nel momento in cui un massmedia - o chiunque altro - utilizzasse una qualche strategia di condizionamento psicologico e di manipolazione delle volontà, il suo pubblico avrebbe maggiori probabilità di riconoscerla, smascherarla e renderla meno efficace.

Importante il ruolo che i massmedia, vecchi e nuovi, dovrebbero svolgere nel creare una diffusa coscienza nei cittadini dei problemi che riguardano non solo il loro vivere quotidiano a livello locale - di cui possono avere esperienza diretta -, ma di quelli di più ampia portata e che coinvolgono l'intero globo, come: l'eccessivo e disomogeneo incremento demografico; il mantenimento di un certo equilibrio nell'ecosistema; e il divario economico e di prospettive di sviluppo tra i paesi industrializzati e quelli del Terzo mondo. Problemi gravissimi, ciascuno dei quali può portare alla fine della vita su questo pianeta, e che per venire risolti hanno bisogno di una collaborazione a livello mondiale, possibile solo se ognuno - dal singolo cittadino, ai grandi stati - è consapevole della necessità di compiere qualche sacrificio per questo fine. E' un importante compito educativo che i massmedia devono svolgere in collaborazione con i sistemi educativi formali.

 

Tab. 10.5 Nuovo ruolo e nuovi compiti dei vecchi massmedia.

- nuovo ruolo:

A- ruolo educativo delle masse e di utilità sociale

B- in realtà è un ruolo che i vecchi massmedia avrebbero già dovuto svolgere fin dall'inizio con maggiore intensità;

- nuovi compiti:

A- diffondere la cultura tramite un radicale mutamento dei palinsesti della televisione pubblica: più spazio alle lezioni scolastiche ai vari livelli tramite la televisione e ad altre trasmissioni culturali ed educative

B- l'informazione dovrebbe assumere forme meno superficiali, privilegiando gli approfondimenti delle notizie, servizi speciali, inchieste, documentari; ma anche talk-shaw e dibattiti che mantengano alto il livello della discussione

C- stimolare una maggiore sensibilità verso la cosa pubblica e l'utilità sociale

D- fornire agli spettatori veri consigli per gli acquisti attraverso un confronto diretto, completo e approfondito sulle qualità reali dei vari prodotti in commercio, abolendo gli spot pubblicitari dalle televisioni pubbliche

E- trasmettere ai cittadini una coscienza pubblica

F- insegnare la democraticità per il mantenimento di una pace sociale

G- proporre trasmissioni esplicative che documentino con precisione le possibili tecniche di condizionamento psicologico utilizzate dai media stessi, per fornire strumenti di autodifesa ai cittadini

H- creare una diffusa coscienza nei cittadini dei problemi che riguardano l'intero globo:

a- l'eccessivo e disomogeneo incremento demografico;

b- il mantenimento di un certo equilibrio nell'ecosistema;

c- il divario economico e di prospettive di sviluppo tra i paesi industrializzati e quelli del Terzo mondo.

 

Tutte questi nuovi compiti che si trovano a dover svolgere i massmedia tradizionali (vedi Tab. 10.5), rientrano nel nuovo ruolo - quello educativo - che essi dovranno avere all'interno del sistema sociale fondato sul nostro modello completo di democrazia diretta; un nuovo ruolo che in realtà non dovrebbe essere affatto nuovo, poichè era la speranza degli intellettuali che osservavano la televisione e gli altri media muovere i loro primi passi esaltandone le enormi opportunità che avrebbero potuto offrire in questo senso, opportunità che solo in parte sono state realizzate nella prassi. I massmedia tradizionali sono ancora molto potenti, e lo saranno ancora per diverso tempo, occorre fare in modo che tutta questa potenza comunicativa venga utilizzata nel modo migliore e per fini positivi come l'educazione delle masse e l'utilità sociale nelle varie forme che può assumere. E' ora di realizzare a pieno tutte le potenzialità positive dei massmedia, e per fare ciò sembra indispensabile porre in essere una nuova serie di leggi e regolamenti che impongano di intraprendere questa direzione, regole che non spetta certamente a noi dettare, ma alle quali possiamo dare un indirizzo.

 

Home Su Diritto d'Autore Contatti Links

Luca Gandolfi - Dottore in Scienze Politiche

E-Mail

Cell. 347-22.10.692 - Fax (39) 02-700.371.47

COSTRUZIONE SITI WEB - WEBMASTER

E-Mail

Copyright © 2000 Luca Gandolfi - DOTTORE IN SCIENZE POLITICHE