Novembre 2004 |
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di Luca Gandolfi |
[Articolo del 10.11.2004]
SPRECHI:
Cestini buttati: l'Amsa risponde, l'Assessore no
Sulla
questione dei cestini buttati l'Amsa risponde anche se non in modo esauriente.
L'Assessore al Bilancio dice che non è di sua competenza.
Torniamo
sulla questione dei cestini dell’Amsa (vedi Milanosud
di settembre 2004) spesso impropriamente tolti dalle imprese che svolgono
lavori di riqualificazione e/o manutenzione stradale, resi inutilizzabili e
quindi smaltiti in discarica.
Ricordiamo
che sulla questione avevamo presentato una interrogazione in cui si ponevano le
seguenti domande: “[…] 1.a) quanto
costa ogni singolo palo con cestino; 1.b) quanti pali con cestini o cestoni, a
causa di questo comportamento inadeguato delle imprese, sono andati distrutti e
resi inutilizzabili negli anni 2001, 2002, 2003 e nel 2004; 1.c) quanto è
costato alla collettività questo modo improprio di operare da parte di alcune
imprese? 2) Chi paga i cestini dei rifiuti che sono stati malamente tolti, resi
inutilizzabili e quindi buttati in discarica? 3) Il Comune si è mai preoccupato
di chiedere alle imprese di risarcire tali costi? Quanto ha recuperato il Comune
di Milano negli anni dal 2001 ad oggi?”
L’Amsa,
nella sua risposta pervenutaci a settembre, conferma l’esistenza del problema
e non potrebbe fare diversamente visto che la segnalazione dello stesso era
stata fatta proprio dall’Amsa in una risposta scritta a una nostra precedente
interrogazione. Subito dopo la conferma però l’Amsa cerca di fare marcia
indietro, o almeno questa è l’impressione che abbiamo avuto noi quando
abbiamo letto (citiamo): “[…] non avevamo intenzione tuttavia di dare tanta enfasi al danno
economico, che dopo tutto è contenuto.” Se sia o meno “contenuto”
vorremmo poterlo valutare anche noi, ma nonostante le nostre domande chiedessero
in modo esplicito le cifre dei costi che la collettività è stata costretta ad
accollarsi (senza saperlo) in questi ultimi anni, l’Amsa non ci fornisce
questi dati e si limita ad informarci che “[…]
nel 2001 abbiamo acquistato 14.250 cestini portarifiuti (13.000 da 35 litri e
1.250 da 100 litri), circa 1/3 dei quali è stato usato in questi ultimi anni
per sostituire i contenitori danneggiati o rimossi; mentre gli altri sono stati
installati nelle vie e piazze cittadine ad integrazione di quelli esistenti. Nel
2004 abbiamo inoltre programmato l’acquisto di altri 8.400 nuovi contenitori
(7.200 da 35 litri e 1.200 da 100 litri), la maggior parte dei quali è
destinata a potenziare il numero dei cestini stradali presenti sul territorio.”
Informazioni
certamente interessanti e che indirettamente incominciano a dare una dimensione
al problema che a noi continua ad apparire di non poco rilievo. Facciamo due
conti (tenendoci bassi): consideriamo solo i 13.000 cestini da 35 litri
acquistati da Amsa nel 2001, un terzo dei quali è stato usato “per
sostituire quelli danneggiati o rimossi”, parliamo quindi di circa 4.300
cestini per gli anni 2001, 2002 e 2003, cioè circa 1.450 all’anno. Diciamo
pure che solo la metà di questi sia dovuto al malcostume di come operano le
imprese: sono circa 700 cestini all’anno. Non sappiamo quanto costano perché
l’Amsa si è guardata bene dal dircelo, ma il numero ci pare tuttaltro che
irrilevante.
Probabilmente
il danno economico non sarà immenso e questa cifra non metterà in crisi il
bilancio dell’Amsa (stiamo parlando sempre e comunque di soldi della
collettività), ma visto e considerato che non si tratta di un danno vandalico
compiuto da ignoti a cui è impossibile risalire, ma di un modo scorretto di
lavorare da parte di imprese di cui si conoscono tutti i dati poiché lavorano
per conto del Comune, noi ci aspettiamo che quando queste imprese sbagliano se
ne assumano le dovute responsabilità, grande o piccolo che sia il danno
economico che causano alla collettività. Perché ciò accada il Comune deve
controllare il loro operato ed essere pronto, nel caso, a chiedere i danni.
Su
questo frangente il 28 settembre abbiamo trovato in casella la risposta
dell’Assessore al Bilancio in cui veniamo informati che (citiamo): “[…]
la materia relativa all’oggetto non rientra tra le deleghe assessorili
conferitemi, ma è di competenza dell’Assessore all’Ambiente al quale la
trasmetto”.
Ci
sorge il dubbio che l’Assessore al Bilancio abbia letto solo il titolo
dell’interrogazione (PG. 943099/2004) e non il quesito che gli veniva posto in
quella originaria (PG. 576626/2004) che era il seguente: “Il
Comune si è mai preoccupato di chiedere alle imprese di risarcire tali costi?
Quanto ha recuperato il Comune di Milano negli anni dal 2001 ad oggi?”
Secondo la nostra modesta opinione questa è a tutti gli effetti materia di
competenza dell’Assessore al Bilancio, e non di quello all’Ambiente. Non
mancheremo di segnalarlo all’Assessore al Bilancio, vediamo se rimane del suo
parere o se si decide ad informarci se il Comune di Milano si sia mai
preoccupato di chiedere alle imprese di risarcire tali costi.
All’Amsa abbiamo invece chiesto di rispondere nuovamente e più nel dettaglio alle domande che avevamo posto.
Luca Gandolfi
Consigliere di Zona 5 (indipendente di CenstroSinistra)